venerdì 31 luglio 2009

Pari Opportunità nell' Istituto Nazionale di Astrofisica

Nei giorni dal 12 al 14 luglio 2009 si è svolta una votazione per eleggere due rappresentanti (più 2 membri supplenti) nel Comitato Pari Opportunità (CPO) dell' Istituto Nazionale di Astrofisica. Riportiamo di seguito il programma della prof.ssa Filippina Caputo, astronoma eletta nel CPO.


Cari amici,

la data per l'elezione dei rappresentanti nel CPO-INAF è ormai prossima e, dopo la mia candidatura presentata nei giorni scorsi, vi illustro in grandi linee il programma che intendo sostenere qualora fossi eletta.

Fermo restando che il CPO dovrà garantire un ambiente di lavoro libero da qualsiasi discriminazione e rispettoso dei diritti e della dignità non solo delle donne ma di tutte le risorse umane dell'INAF (inclusi i titolari di assegni di ricerca, borse di studio e contratti a termine in generale), considero fondamentali i sotto elencati punti.

1. Individuazione di situazioni, atteggiamenti culturali e stereotipi lesivi della dignità della persona che impediscono la parità in ambito lavorativo (statistiche di genere, indagine dei servizi esistenti nelle sedi, questionari per la raccolta di dati sulle varie esigenze).
2. Richiesta all'Amministrazione di trasparenza in tutte le azioni alla base del funzionamento dell'istituto (incarichi, consulenze, commissioni, comitati).
3. Informazione, sensibilizzazione e formazione del personale sulle tematiche paritarie (seminari locali e nazionali).
4. Definizione e proposta di iniziative ("azioni positive") atte a migliorare la qualità della vita in campo lavorativo attraverso una differenziata organizzazione del lavoro (part-time, telelavoro, orario flessibile) ed a conciliare lavoro e vita familiare (contributi assistenziali per figli in età prescolare, congedi parentali, istituzione di asili-nido o convenzioni con strutture affini esistenti sul territorio, interruzione di carriera con successivo reinserimento agevolato, ricongiungimento familiare).
5. Partecipazione a tutte le iniziative in materia di tutela della salute psicofisica (informazione, diagnostica e prevenzione).
6. Collaborazione continua con Amministrazione e Organizzazioni Sindacali ed attivazione di controlli su tempi e modi per l'attuazione delle azioni positive.
7. Sinergia con i CPO di altri Enti per la formulazione di proposte di più ampio respiro.

Aggiungo due ulteriori precisazioni in risposta ad alcune domande specifiche che mi sono giunte.

8. Sono consapevole dell'attuale divaricazione nelle carriere di donne e uomini (oggi le donne costituiscono il 17% di tutti gli astronomi ordinari e dirigenti di ricerca dell'INAF) ed anche la mia carriera, avendo allevato due figlie, ha subito dei rallentamenti che non sono mai stati doverosamente valutati come "fisiologici". Tuttavia, sono stata e sarò sempre contraria alla creazione di "quote rosa" o simili iniziative in ambito concorsuale. A mio parere, la professionalità raggiunta e l'applicazione delle regole di pari opportunità dovrebbero nei prossimi anni garantire alla (numerosa) componente femminile nell'INAF l'accesso "paritario" ai livelli più alti della carriera.
9. Infine, mi è stato chiesto il parere sull'età pensionabile delle donne e mi è stato cortesemente inviato il testo con cui la Corte Costituzionale spiegò perché fosse giusto che le donne andassero in pensione prima: "Rientra fra i poteri del legislatore anche quello di limitare nel tempo il periodo in cui la donna venga distratta dalle cure familiari e di consentire che, giunta ad una certa età, essa torni ad accudire esclusivamente la famiglia". Anche in questo caso, sono contraria a qualsiasi discriminazione tra donna e uomo! Le regole devono valere per tutti indistintamente ed i casi di pensioni anticipate, ove previsti, devono essere applicabili sia a donne che uomini. È mio parere che molte donne, troppe donne, vivono con angoscia il periodo lavorativo e per esse la speranza di poter anticipare l'uscita dal mondo del lavoro è spesso più legata al ricordo delle difficoltà incontrate nella gestione familiare che ad una reale aspirazione "ad accudire esclusivamente la famiglia". Il testo riportato è del 1969, oggi siamo nel 2009 ed è compito del CPO rimuovere quelle difficoltà.

Filippina Caputo

lunedì 27 luglio 2009

Professione astronoma... e mamma! O viceversa???

la Sala delle<br />Figure del Museo La Specola di Padova
Scrivere un articolo per il blog mi ha dato l’opportunità di mettere sulla carta questi pensieri che permettono anche a me stessa di (psico)analizzare la mia... professione! Giusto per presentarmi, io sono un’astronoma ‘atipica’, perché anziché fare ricerca di avanguardia, mi occupo di cose vecchie: sono infatti la curatrice del Museo La Specola dell’Osservatorio Astronomico di Padova, nel quale sono raccolti gli strumenti utilizzati sin dal Settecento dai nostri predecessori, o almeno quelli miracolosamente sopravvissuti fino a noi. Mi occupo quindi di salvaguardare questo patrimonio, perchè tutti lo possano conoscere ed apprezzare, e soprattutto studio la storia di questi oggetti e degli scienziati che li hanno usati, svolgendo ricerche di carattere storico-scientifico. In verità, nel nostro ambiente spesso questo tipo di ricerche sono viste un po’ storte e tendenzialmente sono considerate non scientifiche, anche se un serio lavoro in questo campo non può che seguire un approccio rigorosamente scientifico: faccio un’ipotesi (p.e. che il lavoro di un certo astronomo sia stato precursore di una certa scoperta), raccolgo i dati che potrebbero confermare o meno l’ipotesi (leggo tutti i lavori del detto astronomo, cerco negli archivi i documenti originali, le carte relative ai suoi studi, la sua corrispondenza scientifica, confronto i suoi lavori con quanto altro pubblicato sull’argomento nel periodo, ecc.), analizzo i dati e ricavo le conclusioni, che possono confermare o smentire l’ipotesi iniziale. È un lavoro che mi appassiona molto, al quale sono arrivata quasi per caso; quando scelsi l’argomento della mia tesi di laurea nel campo storico, infatti, non avrei mai pensato di proseguire poi in questa direzione. Come molti altri, pensavo che il naturale sbocco alla mia laurea in astronomia fosse l’insegnamento. Ma Luisa Pigatto, la mia prof., che con la sua tenacia e il suo lavoro è riuscita a recuperare i rottami che si conservavano nella vecchia torre, all’epoca utilizzata come magazzino, e a ridare a questi oggetti la dignità di strumenti storici di alto valore e quindi a realizzare nella Specola di Padova uno dei più bei musei astronomici d’Italia, se non del mondo, mi ha dato l’enorme opportunità di continuare a lavorare con lei e per il museo, consentendomi quindi di intraprendere una delle professioni più belle del mondo.

Quando torno a casa, però, comincia la seconda parte della mia professione, altrettanto bella e altrettanto impegnativa e della quale sono altrettanto innamorata: quella di mamma! In questo senso la mia professione diventa molto ‘tipica’, comune non solo a tante altre mamme-astronome, ma anche a tante altre donne in ogni possibile ambito lavorativo. Forse la distanza dal posto di lavoro (abito a poco più di 30 km da Padova, che raggiungo in treno ogni mattina) mi rende appena un po’ più peculiare rispetto ad altre mamme, ma tutto sommato, nel mondo d’oggi, penso che questa sia diventata una caratteristica abbastanza diffusa. Con tutte queste donne credo di condividere soprattutto una particolare capacità organizzativa; la mia giornata tipica si dipana infatti più o meno in questo modo: ore 6:25 sveglia per i genitori, un quarto d’ora più tardi sveglia per le bimbe; vestirsi, lavarsi, letti da rifare e colazione da terminare rigorosamente entro le 7:30; il tempo di lavarsi i denti e di finire ‘le ultime cose’ in bagno, e poi, al massimo alle 7:45 si parte; il babbo ne carica una in bicicletta, direzione scuola materna, io porto l’altra in macchina, direzione scuola elementare. Consegna della bimba alla scuola allo suonare esatto della prima campanella (ore 7:55) e poi via verso la stazione, che dista circa 5 km. Nel frattempo qualche ‘preghiera speciale’ per trovare un buco non troppo scomodo dove parcheggiare la macchina e riuscire quindi a prendere il treno alle 8:11, assieme al marito (anche lui lavora a Padova!), che nel frattempo, da buon sportivo e decisamente più allenato della sottoscritta, ha raggiunto la stazione in bici, in una sorta di semivolo su strada! Poi finalmente, seduti in treno (se il treno non è in ritardo, se non è sovraffollato, se non è soppresso all’ultimo minuto, se... tutti incidenti abbastanza tipici quando si ha a che fare con le ffss...) ci si può rilassare!!! Giunti a Padova, si va in bicicletta, questa volta entrambi, fino al posto di lavoro, per cominciare finalmente la giornata lavorativa. Al ritorno, ovviamente, stessa trafila in senso inverso, in uno stato un po’ meno ansioso salvo che all’ultimo il treno non annunci ritardo; in tal caso cominciano ad affollarsi i pensieri: «cielo, chi chiamo adesso per andare a prendermi le bimbe??? Alla scuola materna per 10 minuti me la tengono ma alla scuola elementare la mollano in strada... Sento la cognata, la zia, la mamma della compagna...». Per fortuna che nel 99% dei casi ci sono i Santi Nonni che provvedono alle emergenze, alle malattie, alle chiusure fuori programma delle scuole (leggi: scioperi!), alle vacanze estive...
Insomma, è un po’ una vita sul fil di lana, per far combaciare esigenze, tempi ed impegni di quattro persone (e che per il momento siamo ancora solo in quattro...), ma è una vita entusiasmante che, pur tra gli inevitabili alti e bassi, intoppi e difficoltà, regala comunque stupende soddisfazioni in questo fecondo doppio impegno professionale!

Valeria Zanini

venerdì 24 luglio 2009

Le compagne di Henrietta, ovvero la nascita della spettroscopia astronomica


Henrietta Leavitt non era sola nel suo lavoro. Presso l' Osservatorio di Harvard, tra la fine del XIXo  secolo e gli inizi del XXo, lavorarono diverse decine di donne, divenute note come le Harvard computer, assunte per svolgere i compiti più tediosi dell' analisi dei dati astronomici e pagate circa la metà dei colleghi maschi. Henrietta era una di queste. Altre tre Harvard computer sarebbero entrate a pieno titolo nella storia dell' astronomia: Annie Cannon, Williamina Fleming, ed Antonia Maury. Il loro lavoro è legato alla nascita della spettroscopia stellare, uno dei primi passi dell' astrofisica moderna.

Nel 1872 era stata ottenuta la prima fotografia dello spettro di una stella e, nel corso degli anni '80 del XIXo  secolo, lo studio degli spettri stellari era una nuova frontiera. All' Harvard College Observatory si usava un grande prisma per disperdere la luce ed ottenere lo spettro di un campo con molte stelle in una volta sola. L' Osservatorio stava provvedendo all' osservazione sistematica delle stelle più brillanti sia nell' emisfero sud che nell' emisfero nord; i dati raccolti erano in quantità enormi anche per gli astronomi di oggi, e gran parte del lavoro di catalogazione ed analisi dei dati venne svolto dalle Harvard computer.

Tra queste, Williamina Fleming contribuì alla compilazione di un primo catalogo apparso nel 1890, che elenca più di diecimila stelle, con posizione, magnitudine e tipo spettrale (le stelle sarebbero diventate più di 220000 nell' Henry Draper Catalogue pubblicato tra il 1918 ed il 1924 da Annie Cannon ed Edward Pickering). Nel corso del loro lavoro, sia Williamina Fleming che Annie Cannon scoprirono centinaia di stelle variabili e molte stelle novae, queste ultime rivelate dal loro spettro con righe di emissione allargate.

Ma il vero Graal delle Harvard computer era una classificazione degli spettri stellari in un certo numero di tipi spettrali che includessero la maggior parte delle stelle, e fossero legati alle loro proprietà fisiche. Sebbene esistessero già sistemi di classificazione delle stelle, tra cui quello sviluppato da Pietro Angelo Secchi, essi erano pensati per l' osservazione visuale ed inadeguati a spiegare le caratteristiche degli spettri registrati sulla lastra fotografica. Annie Cannon ridefinì la classificazione spettrale usando lettere maiuscole dell' alfabeto, come aveva fatto la Fleming, ma in modo più sottile, creando una sequenza dipendente dalla temperatura superficiale delle stelle. Antonia Maury, la più giovane delle tre, perfezionò la classificazione e fu la prima a considerare che le righe di assorbimento potevano apparire sia molto diffuse che estremamente nitide. L' importanza delle sue osservazioni sulla larghezza delle righe spettrali divenne chiara con la scoperta delle stelle supergiganti.

La sequenza di tipi spettrali venne descritta da Annie Cannon nel 1912, nell' articolo Classification of 1,477 stars by means of their photographic spectra. Nella sostanza, è quella in uso ancora oggi, O B A F G K M ...

Proprio in questi giorni sul blog in lingua inglese corrispondente a Professione astronoma, ci si chiedeva quale tra le astronome del passato o contemporanee potesse essere una forte sorgente di ispirazione. Penso che tutte le Harvard computer, non solo quelle divenute famose, possano essere fonte di ispirazione. Ma soprattutto mi sembra esserlo Annie Cannon, che come Henrietta Leavitt soffriva di sordità profonda. Nonostante questo svantaggio non indifferente, chi la conobbe racconta di una persona allegra e serena. La sua dedizione ad un lavoro su una mole di dati senza precedenti ha permesso di compiere un passo importantissimo e duraturo nella comprensione del nostro Universo. Penso sia un esempio che ancora oggi non vada dimenticato.

Paola Marziani

giovedì 16 luglio 2009

L’astronomia… in radio


Quando ero adolescente odiavo la fantascienza. Non so spiegare ancora oggi come mai non riuscissi ad avvicinarmi a un libro che catturava l’immaginazione e la fantasia di tantissime persone, oltre che dello scrittore che l’aveva pensato. In quegl’anni, il documentario «Cosmo» di Carl Sagan mi aveva fatto letteralmente innamorare dell’astronomia e di tutto ciò che era legato alle possibili forme di vita nell’Universo. Fu così che, quando arrivò in Italia il suo libro «Contact» (già custodivo gelosamente «Cosmo» in cassetta e in forma cartacea), mi dissi che uno strappo alla regola l’avrei potuto fare: la fantascienza raccontata dal mio astronomo preferito mi sarebbe sicuramente piaciuta.
Lo lessi d’un fiato. Potete capire che la sorpresa fu enorme quando mi accorsi che non c’era un protagonista, ma una protagonista, per di più astronoma, Eleanor Arroway, Direttrice del Progetto Argus, un sistema di 131 radiotelescopi che si snodavano per diversi chilometri nel deserto del New Mexico, uno dei posti più belli che avrei voluto visitare. Per anni, sulla mia scrivania sistemai un foglietto di carta con la stessa citazione che Eleanor teneva sulla sua. Era tratta dalle «Metamorfosi» di Franz Kafka:

Ora le Sirene possiedono un’arma ancor più fatale
del loro canto, ossia il loro silenzio…
Qualcuno puo’ forse esser sfuggito
al loro canto;
ma mai certo al loro silenzio.


Quante volte questa frase mi ha dato stimolo a continuare con gli esami, anche quelli più difficili, durante il corso di laurea: sognavo quei radiotelescopi lungo le sterminate distese desertiche che si muovevano in cerca di segnali radio provenienti dallo spazio… E io ero lì.

E’ stato solo per questa occasione speciale, quella di raccontare di me e della mia professione di astronoma in questo Blog, che sono ritornata indietro nel tempo coi ricordi e ho riflettuto su un particolare. Sono sì un’astronoma oggi, e ne sono entusiasta, che non ha fatto astronomia nel radio, cosa che invece, tutti avrebbero immaginato arrivati fin qui nella lettura. In questi ultimi due anni e mezzo ho fatto astronomia… in Radio.
La comunicazione dell’astronomia in radio è un’esperienza che porta con sé molte soddisfazioni. Ho potuto raccogliere e condividere le emozioni del cielo raccontate dagli astronomi professionisti, e quelle delle «stelle» della musica, dello sport, della televisione e del cinema. Non sono stata sotto un radiotelescopio e non ho guardato in su, come molte delle mie colleghe, ma mi sono trovata davanti ad un microfono, ad un telefono, al computer.
Chissà se mai, un giorno, quelle onde radio in FM che conservano voci ed emozioni di tutti noi potranno arrivare su un altro pianeta, venir catturate e decifrate da una qualche civiltà.
La Eleanor Arroway dentro di me a distanza di anni si fa ancora sentire.

Sabrina Masiero

venerdì 10 luglio 2009

Henrietta Leavitt : una pioniera nello studio dell'Universo


Lavoro all'Osservatorio Astronomico di Teramo da piu'di 10 anni e per buona parte di questo periodo mi sono accupata dello studio di stelle variabili.
Il comportamento di questa classe di stelle, a sua volta composta da moltissime sottoclassi, rappresenta da molti anni un importante test della nostra comprensione dell'evoluzione stellare.
Inoltre, grazie all'intuizione di una astronoma dell'inizio del secolo scorso, il loro studio ha permesso di correlare grandezze facilmente osservabili, come il periodo di pulsazione, con la loro magnitudine assoluta e quindi di usare un gruppo di queste stelle come indicatori di distanza.
Mi fa piacere raccontare su questo blog la storia , forse ancora poco conosciuta, di Miss Henrietta Leavitt e della sua fondamentale scoperta che ha da poco compiuto un secolo di vita.
Nei primi decenni del secolo scorso, quando cioe' si discuteva se l'Universo fosse rappresentato solo dalla Via Lattea o se invece fosse sconfinatamente piu'grande e complesso, Henrietta Leavitt dopo essersi laureata in
astronomia lavorava presso l'Osservatorio dell'Universita' di Harvard.
Il suo lavoro consisteva, come per altre donne impiegate come computers umani, nel misurare sulle lastre fotografiche gli spostamenti degli oggetti fotografati e le loro magnitudini.
Nel 1908 Miss Leavitt aveva esaminato lastre raccolte tra il 1893 e il 1906 delle Nubi di Magellano producendo un catalogo di piu'di mille variabili. Per circa 20 di queste i dati furono sufficienti a determinare il periodo della loro variazione di luminosita'. Miss Leavitt osservo' che quanto piu' le variabili erano brillanti tanto piu' lungo era il loro periodo.
Leavitt comprese che le variabili della Piccola Nube di Magellano mostravano evidenza di una regolarita'che non si osservava in altre regioni del cielo perche' quelle variabili erano tutte alla stessa distanza dalla Terra, distanza che pero'non si conosceva.
Non le sfuggi' la portata della sua scoperta; infatti auspico' che la parallasse di una variabile di questa classe (in futuro dette Cefeidi), potesse essere misurata per calibrare la relazione che avrebbe permesso di misurare la magnitudine assoluta di ogni oggetto dal solo periodo pulsazionale.
La sua scoperta permise di calcolare distanze tra 100 e 10 milioni di anni luce aprendo cosi' la strada ai fondamentali lavori di Hubble e Shapley che rivoluzionarono le nostre conoscenze sulla Galassia e sull' Universo, mentre la relazione periodo-luminosita' delle Cefeidi rappresenta a tutt'oggi il fondamento della nostra scala di distanze extragalattiche.
Forse anche a causa della sua morte prematura, nel 1921, il suo nome non ricevette il riconoscimento che meritava nella comunita' scientifica del tempo.
Il fondamentale contributo di quella giovane donna, frutto della sua intuizione e dedizione e' invece oggi ben riconosciuto, ed e'stato recentemente celebrato in occasione del centenario della sua scoperta con un congresso, il cui poster riporto in testa a queste righe.

Anna Piersimoni

venerdì 3 luglio 2009

La linea della morte


Eccomi, qui in ritardo come al solito. Se non faccio le cose all'ultimo giorno non sono contenta..
E' la prima volta che scrivo in un blog e non sono proprio sicura di cosa e come scrivere, ma ci provero' lo stesso e abbiate pazienza.
In realta' all'inizio, scorrendo il blog e leggendo cosa hanno scritto le altre, pensavo "ecco questo l'ha gia' scritto lei, e volevo scriverlo io. E io adesso che scrivo?", e mentro mi scervellavo su quale potesse essere l'argomento del mio post, ecco che e' arrivata la "Deadline", la linea della morte..
e quindi per due settimane il blog e' sparito dalla mia mente, per tornare oggi, a deadline scaduta..
E quindi, perche' non parlare delle Deadlines??? che costellano la vita di ogni astronomo.. in realta' penso di ogni lavoratore/lavoratrice, il che significa che la professione astronomica in realta' non e' molto diversa da tanti altri lavori, pero'.. vuoi mettere che figo dire che sei un'astronoma?

Ecco quello che di solito mi succede: ti viene data una scadenza, puo' essere la presentazione di un proposal, la sottomissione (che brutta parola..., ma al momento non mi viene l'equivalente giusto in italiano) di un articolo, finire di analizzare i dati, fare qualche test.. tipico esempio un mese... e ti chiedono "ce la fai?" beh, non puoi rispondere no, perche' ce la devi fare, e poi ti fai due conti e ti sembra ragionevole, in fondo un mese e' un sacco di tempo e non e' che devi trovare la nuova teoria della relativita'. E dici "ma certo che ce la faccio!"

Memore dell'ultima volta, in cui ti sei trovata a fare le cose all'ultimo momento, pensi "stavolta mi prendo in anticipo, basta nottate in bianco!", ti ci metti subito di buona lena, al punto che ti manca proprio poco per finire e manca ancora un sacco di tempo, due settimane. Stavolta ce l'hai fatta. In realta', cosa succede? ti tranquillizzi e ti rilassi.. e vuoi mica finire in anticipo? che se il capo vede che ci metti meta' tempo, poi la prossima volta la scadenza sara' piu' breve.. e ti metti a fare altre cose, magari arriva l'estate e l'orario di lavoro si accorcia.. perche' fuori c'e' il sole, fa caldo, potresti fare una passeggiata, andare a bere una birra con gli amici. Tanto per finire ti ci vogliono un paio d'ore.. e nel frattempo il tempo passa.. siamo a -3 giorni dalla scadenza (tipicamente con il weekend in mezzo) e ti rendi conto che devi finire. Vabbe', finiamo questa cosa e non ci pensiamo piu'.. e li' comincia il dramma.. ti accorgi di avere sbagliato, devi rifare tutto, o se non tutto almeno una parte. Ma ce la puoi ancora fare, sai gia' qual e' l'errore da correggere, in fondo l'hai gia' fatto no? hai ancora 3 giorni e c'e' comunque il weekend se proprio non riesci a finire per venerdi'. Ma vuoi finire per venerdi', perche' cosi' poi sabato puoi andare a fare shopping, domenica puoi andare al mare, e ti puoi rilassare finalmente.

Per qualche strano motivo, succede sempre invece, che non ce la si fa a finire per venerdi'.. mai! vabbe', ci sono ancora sabato e domenica, rinunciare allo shopping o al mare? hai assolutamente bisogno di fare la spesa perche' il frigo piange, quindi sabato mattina vai in fretta al supermercato, pigli quello che ti capita per sopravvivere e torni a casa, perche' c'hai comunque il wireless e puoi lavorare anche da li', e comunque e' sempre sabato, ed e' proprio triste andare in ufficio anche di sabato, non c'e' nessuno, son tutti in giro a divertirsi e tu povera sfigata sei a lavorare. Almeno da casa, ti sembra di essere un pochino in vacanza.. E ovviamente non riesci a finire per sabato, passi la serata a lavorare, perche' vuoi assolutamente andare fuori la domenica, a costo di passare la notte in bianco.. alle 4 di notte, crolli a letto, con il portatile in grembo e non hai ancora finito.. vabbe', niente mare.. ma finirai sicuramente domenica.
Domenica ti alzi, dovresti fare la doccia e lavare i capelli, ma non ne hai voglia ne' tempo, tanto starai in casa tutto il giorno.. e ti rimetti a lavorare sperando di finire nel primo pomeriggio, cosa che ovviamente non succede. E di nuovo con il laptop sulle gambe (ecco perche' ti stanno venendo le vene varicose..) fino alle 4, quando finalmente.. hai finito! Ce l'hai fatta..
Il lunedi' vai in ufficio, hai avuto solo il tempo di una brevissima doccia (capelli no, perche' ci vuole troppo tempo per asciugarli, quindi sono tirati su con mollette e mollettoni e fai finta che in realta' ti sei messa il gel), con delle borse sotto gli occhi che se fossero piene sfameresti l'africa.. e il tuo capo ti chiede "passato un buon weekend?" al che, svieni..
ecco perche' sono chiamate Deadlines...
ma cio' nonostante sei contenta e fiera di avercela fatta di nuovo.. adesso puoi non fare niente e cazzeggiare un po' fino alla prossima deadline..

Giorgia Busso