martedì 31 marzo 2009

LE COSE COME SONO

Un rito che appartiene al mio rilassamento del sabato mattina e' la lettura della Repubblica delle Donne, ed in particolare il pregustarne l'ultima pagina: dove c'e' l'intervento di Umberto Galimberti, un filosofo che io amo molto.
Nell'ultimo numero egli da' uno spunto di riflessione su una delle differenze fondamentali tra uomo e donna. Dice: " io penso che la dimensione femminile consista essenzialmente nella 'relazione': mentre il maschio e' solitamente un''identita'' che instaura relazioni, la donna e' tendenzialmente 'relazione' da cui ricava riconoscimento e quindi la sua identita'"

Questo intervento mi ha fatto ricordare cosa veramente mi ha sempre affascinato ed attratto del mio lavoro di ricerca: la comunicazione. Il desiderio di comunicare e condividere risultati, di lavorare insieme su di una nuova idea, di pubblicare un contributo perche' venga divulgato nella comunita'..
Ricordo la mia prima partecipazione ad una Scuola Internazionale ad Erice: ero appena laureata e mi ricordo ancora il mio stupore pieno di soddisfazione nel vedere i piu' bei nomi dell'astrofisica di Cambridge, Meudon, Mosca...parlarsi e discutere su di un problema: voler capire quel problema era oggettivo, andava al di la' delle lingue, delle culture!
La comunicazione tra gli studiosi e' per me il vero fascino della ricerca. Certo, questo e' vero per tutte le scienze. La peculiarita' e il fascino dell'Astronomia e' di avere tutto l'Universo come laboratorio. Ma la forza della comunicazione scientifica accomuna tutti i ricercatori.

Ma torniamo a Galimberti e alle sue distinzioni tra maschile e femminile. E se fosse la nostra capacita' relazionale, e quindi di affidarsi alla comunicazione nelle modalita' meno aggressive la connotazione che puo' aggiungere un plusvalore alla donna nel mondo della scienza?
Certo, il maggior senso di identita' maschile (se e' vera l'analisi di Galimberti) si sposa meglio con la gestione del potere, con l'aggressivita' (pensate ad esempio, a chi, in un convegno fa un intervento solo per dire 'io ho ragione' (forte identita') e a chi interviene perche' vuole capire meglio (forte comunicazione)) ..Forse molte donne che privilegiano le relazioni 'disarmate' sono svantaggiate. Ma questa nostra caratteristica ci permette, secondo Virginia Woolf, di vedere 'le cose come sono'. Secondo Virgina Woolf l'esercizio del potere e' incompatibile con la liberta' di vedere 'le cose come sono'. E del resto, Galimberti termina il suo articolo auspicando un'integrazione tra le parti maschile e femminile dell'uomo e dicendo, in modo provocatorio: "non c'e' gioia nella disperata autoaffermazione dell'io, ma solo nella "relazione" che e' il linguaggio tipico della donna, di cui l'uomo, fatta eccezione per rari casi, deve ancora imparare l'alfabeto"

Anna Curir

venerdì 20 marzo 2009

Mai dire mai...!


In uno dei miei primi ricordi di bambina vedo mio padre che esce da casa con un lungo giaccone di piumino blu, di pesantezza sproporzionata anche per le fredde sere dell’inverno asiaghese. Erano i primi anni 70 e lui andava ad osservare al telescopio da 1 metro e 20, a una manciata di chilometri dal centro del paese. La postazione di osservazione era una piattaforma metallica sopraelevata (per raggiungere l’oculare) dentro la cupola, l’astronomo stava li` seduto su una seggiolina a guardare qualche stella lontana e, probabilmente, a battere i denti.
Diventata piu` grande, a chi me lo chiedesse, dichiaravo che mai avrei voluto fare l’astronoma: perche’ passare notti insonni all’addiaccio quando c’erano tante altre cose interessanti da fare nella vita?
All’universita` scelsi fisica perche’ mi sembrava che potesse sia soddisfare la mia predilezione per le materie scientifiche che lasciarmi aperte varie possibilita`.
Il colpo di fulmine per l’astrofisica arrivo` l’ultimo anno. Fu il corso di cosmologia del prof. Matarrese che mi inizio` ad un mondo di teorie affascinanti che spiegavano l’universo come lo osserviamo oggi, a partire dai principi fondamentali della fisica. Inoltre, esistevano delle osservazioni astronomiche che avevano misurato proprio alcune delle quantità predette dalla teoria, rafforzandone la validità. Era fantastico ed eccitante!
La mia tesi di laurea fu proprio su dati osservativi di spettri di quasar che avrebbero aggiunto un mattoncino alla comprensione della formazione dell’universo.
Comincio` cosi` la mia avventura da astronoma.
…all’epoca erano passati 20 anni dalle osservazioni di mio padre nella gelida cupola di Asiago, la maggior parte degli astronomi ormai se ne stava in stanzette riscaldate davanti ad un terminale che mostrava le immagini registrate da un ccd. Meno affascinante forse, ma moooolto piu` confortevole!

La mia avventura, dicevo. Si`, perche’ la strada per raggiungere l’obiettivo di fare dell’astronomia un lavoro “vero”, che mi permettesse di mantenere una famiglia e vivere con tranquillità, e` stata lunga e a tratti piuttosto in salita.
Prima il dottorato di ricerca, un post-doc a Parigi, poi il rientro in Italia e l’inizio di una lunga serie di contratti a termine. Nell’estate del 2008, dopo quasi 10 anni di vita da “precaria della ricerca” ho vinto un concorso da ricercatrice, un traguardo che, nei momenti tristi, mi era sembrato irraggiungibile e che finalmente e` diventato realtà.

In bocca al lupo a tutte le astronome giovani e meno giovani che tutti i giorni ce la mettono tutta per conciliare l’amore per questo lavoro e la vita di donne, mogli e madri!

Valentina D’Odorico

martedì 17 marzo 2009

Viviamo tra loro ma non sanno che esistiamo...


Quando ero piccola e mi chiedevano: "Cosa vuoi fare da grande?" io rispondevo sicura, come il draghetto Grisu': "Da grande faro'...lo scienziato!!!"...
...in realta' Grisu' rispondeva: "Da grande faro'...il pompiere!", ma questa non e' la sola differenza, infatti, mentre lui sembrava aver chiaro come sarebbe stato il suo sognato lavoro io, invece, non sapevo cosa volesse dire veramente...!

Poi e' arrivato il momento di decidere del mio futuro ed ho frequentato il Liceo Classico, ma gia' sapevo che, pur amando molto il Greco, avrei avuto un futuro da "scienziata" (messaggio per tutte le future Astronome che stanno frequentando il Classico: e' possibile riuscire bene in campo Fisico anche senza aver frequentato il Liceo Scientifico, fidatevi!).

All'inizio l'Universita' sembrava un posto piu' grande di me, pero' durante le lezioni si ricreava subito un ambiente molto simile a quello di una classe di Liceo: molta collaborazione e sostegno, forse perche' in genere siamo pochini...comunque, dopo un brevissimo periodo di "crisi", ho capito che i sacrifici che era necessario fare per andare avanti li avrei affrontati volentieri perche' la passione era grande e ormai non avevo piu' dubbi: sarei diventata un'Astronoma!

...ma ancora non sapevo quello che mi sarebbe toccato alla fine degli studi, quale fosse veramente il "mestiere" di Astronoma...

Ora eccomi qua, non lavoro da moltissimi anni (ho finito il Dottorato da appena un anno), ma gia' sto iniziando ad accumulare un bel po' di esperienze da condividere con chi magari non ne sa molto di questo lavoro bellissimo.

E' troppo bello rispondere alla domanda: "Che lavoro fai?" dicendo con infinito orgoglio: "Sono un'Astronoma!", pero' e' anche vero che ci hanno provato a farmi perdere l'entusiasmo dal momento che spesso ribattono: "Ah, si', le carte, l'oroscopo, quella roba li'?!?", oppure: "Va bene, ho capito cosa fai, ma di preciso per l'uomo della strada qual e' il vantaggio del tuo lavoro", come mi chiede ogni santa volta che mi vede la Farmacista sotto casa, dall'alto del fatto che lei puo' ben rispondere che se io ho mal di testa il suo lavoro le permette di farmelo passare, e invece io?!?
Tra l'altro tempo fa addirittura uno mi ha risposto tranquillo: "Ma perche', esistono pure le Astronome donne?"...MA COME???...CHE VUOL DIRE??? Siamo forse cosi' strane? VIVIAMO TRA LORO MA NON SANNO CHE ESISTIAMO!

Alla fine pero' il bello di questo lavoro prevale su queste rivelazioni incredibili.
Per la soddisfazione di trovare un risultato che fa capire anche solo un poco di piu' di quelle bellissime, lontane, misteriose, affascinanti stelle, val bene continuare a fare sacrifici, come ritrovarsi in pochi colleghi-amici a scrivere una proposta per richiedere finanziamenti (...noi, cosi' precari e cosi' desiderosi di continuare nonostante tutto...) qui in Osservatorio fino all'1 di notte suonata a mangiare di fretta una pizza pur di rispettare la scadenza o sapere di dover tenere sempre una valigia sotto il letto perche' tanto si dovra' partire presto per una collaborazione, per fare osservazioni, per un congresso...

...va bene, pero' bisogna essere onesti: questo non e' poi del tutto un sacrificio! Io nella mia ancora breve carriera ho girato il Mondo, dall'America al Giappone...mi manca solo l'Oceania perche' gli altri continenti li ho toccati gia' tutti!
Certo lasciare la famiglia e gli affetti alcune volte e' proprio dura, pero' io ho la fortuna di avere accanto un compagno che fa il mio stesso lavoro (siamo pure vicini di scrivania!) e spesso riusciamo a trovarci nello stesso continente contemporaneamente...ma non sempre e' cosi': spesso tra noi ci sono diversi fusi orari!
Pero' poi si torna a casa con un sacco di cose da raccontare: le osservazioni fatte sotto un cielo stracolmo di stelle, il seminario presentato ad un congresso, le tante domande fatte e ricevute dai colleghi scienziati...eh si', il draghetto Grisu' ancora sogna il suo futuro, invece io ci sono riuscita...da grande faccio la scienziata!

Sara Bonito

venerdì 13 marzo 2009

Un mestiere, tante avventure!


Tutte le donne che fanno questa professione, una o piu' volte nella vita avranno sentito l'espressione "Davvero tu sei un astronoma!!?". Non credo che mi abituero' mai alla faccia che fanno le persone quando mi chiedono di cosa mi occupo. E nonostante potrei tentare un vago "Lavoro nel campo della ricerca...", non nascondo che la loro espressione tra l'incredulo e lo spaventato mi diverte troppo.
Potrei fare diverse ipotesi sul perche' di tanto stupore, probabilmente dovuto all'invasione di un campo tutto maschile, ma sto cominciando ad avanzare una teoria piuttosto inquietante...Se avessero ragione loro? Se fossimo davvero strane?
Beh, io faccio questo lavoro da pochi anni ma di astronome ne conosco gia' un bel po' e vi devo dire che ancora non ne ho incontrata una sola che fosse normale! Le astronome che conosco, tutte molto in gamba, hanno qualcosa che fa pensare "wow, e come si fa a diventare cosi'?", ma ripeto...strane, sono strane. E allora, signori e soprattutto signore, sarebbe opportuno capire cosa abbiamo in comune.

Molte di voi hanno scritto che gia' da piccole si sono appassionate all'astronomia, che sognavano di fare lo scienziato e di esplorare i misteri del cosmo. E allora vi diro' la verita': io volevo fare il pirata! Avrei voluto partire sul mio veliero e andare in giro per i mari inesplorati, senza nessuno schema, senza nessun preconcetto, e senza un porto fisso, armata soltanto dello spirito di avventura, pronta ad affrontare l'ignoto con compagni fidati. Insomma, il pirata romantico, o se volete costringermi a dirlo (ma che resti un segreto, vi prego!), il pirata buono. Il mio motto era: "un mestiere, tante avventure!".
Vista pero' la deflessione delle assunzioni nella guerra da corsa, mi sono avvicinata alla scienza che piu' di tutti assomiglia a questa mia idea della pirateria: ed e' stato allora che ho deciso di fare l'astronoma, mantendo ben saldo il mio motto!

Se volete trovare un denominatore comune, un fil rouge che unisce le diversissime donne che si dedicano a questo mestiere, eccolo qua in tutta la sua semplicita', sono pirati: si appassionano al loro lavoro, non si prendono troppo sul serio, mettono nella loro attivita' lo stesso entusiasmo di un gioco e sono sempre alla ricerca di qualcosa. D'altro canto, signore, quello che noi astronome facciamo e' riuscire a conquistare piccoli pezzi di conoscenza da inserire nel puzzle della conoscenza globale; dopo di che, ce ne andiamo in giro a mostrare il tesoro che abbiamo conquistato per poi ripartire per un nuovo viaggio, allontanandoci dalle rotte conosciute e cercando di raggiungere nuovi lidi e nuovi tesori.
Come i pirati le astronome hanno sono caratterizzate da una grande indipendenza e un particolare senso di la liberta', e a ben guardare, sono sempre in giro per il mondo. Tra congressi, riunioni e periodi di lavoro in altre citta' (a volte lunghi davvero), sono ormai le vere cittadine del mondo e hanno una innata, o acquisita, capacita' di ambientarsi ovunque.
Le astro-pirate sono al di sopra degli schemi culturali, abituate al quotidiano confronto con persone di ogni parte del mondo: negli stessi istituti si parlano sempre almeno tre lingue ufficiali...e non contiamo i dialetti!
E infine sono detentrici di una straordinaria volonta' di vincere la continua lotta con Madre Natura, che le costringe ad un quotidiano arrembaggio per la conquista della conoscenza.

Ho appena finito il dottorato, e sono solo pochi anni che lavoro in questo campo, sono dunque solo all'inizio di questa avventura e spero di avere molte storie da raccontare tra qualche anno. Adesso, in partenza per chissa' dove, dal mio veliero non mi resta che intonare:
"Quindici astronome, quindici astronome, suuulla cassa..."

Marilena Caramazza

martedì 10 marzo 2009

Volando sulle onde...

Sono in Hawaii.. verrebbe da dire: che bello! il sole l'oceano, il surf, i delfini... Beh, si' e' vero, ma sono in Hawaii per lavoro, ci vengo una volta all'anno per poter continuare le mie collaborazioni con i colleghi americani. Ho passato parecchi anni qui, all'Institute for Astronomy della Universita' delle Hawaii, avanti ed indietro conl' Italia. ... non e' uno dei viaggi piu' semplici. Sono circa 18 ore effettive di volo piu' altre 5 o 6 tra stopover ed attese nei vari aereoporti, quando si arriva a destinazione si e' del tutto esauste. Pero' come scendi dall'aereo all'aereoporto di Honolulu senti che respiri un'aria diversa, c'e' profumo di fiori nell'aria!

Chi l'avrebbe mai detto quando studiavo fisica all' Universita' di Bologna che sarei diventata astrofisica e che la mia professione mi avrebbe fatto viaggiare e mi avrebbe portato sin qua, in Hawaii? ed invece e' stato proprio cosi'. Ho anche imparato a fare surf, e a volare sulle onde, beh.. sto esagerando.... non proprio volare, a volte anche atterrare male ed essere travolta dalla furia dell' oceano Pacifico. Ho una tavola da surf che mi aspetta qua ad Honolulu a casa di amici ogni volta che vengo, anche se e' sempre piu' difficile riuscire ad usarla...

Dopo alcuni anni passati a studiare le radiogalassie che mi hanno tanto entusiasmato, ho cambiato lunghezza d'onda, ed ho cominciato a studiare l' universo X, che mi ha subito appassionato. Ho avuto il privilegio di usare i dati del primo satellite ad immagini per astronomia X, si chiamava Einstein Observatory, ed ha rivoluzionato il modo di vedere l' Universo. Le sorgenti X che avevo trovato con Einstein dovevano essere identificate, occorreva cioe' capire quali fossero gli oggetti celesti che producevano la emissione X per poterli studiare in dettaglio, ricostruire la loro storia e la loro evoluzione nel tempo.

Ed ancora una volta sono stata fortunata. Ho avuto il privilegio di usare i telescopi dell'osservatorio piu' alto del mondo, a 4200m sul livello del mare, in cima ad un vulcano dormiente (non spento!) che si chiama Maua Kea, montagna bianca... al centro di una isola nel mezzo del Pacifico, la Big Island of Hawaii. Qua in inverno la montagna e'proprio bianca, coperta di neve anche se si e' ai tropici. In realta' lavorare a 4200m non ha niente di poetico, l'ossigeno e' solo al 60%,il mal di testa e' il male minore, e la notte e' lunga. Pero' se si esce dall'edificio del telescopio per ammirare il cielo di notte, si capisce immediatamente perche' la nostra galassia si chiama ViaLattea. E' tutto bianco sopra di noi! E poi siamo sopra le nuvole, avolte sembra di galleggiare su un mare soffice come quando si e' in aereo. In agosto le stelle filanti tracciano lunghe traiettorie basse sull'orizzonte, non devi neanche alzare tanto gli occhi al cielo, devi solo guardare l'orizzonte, e' uno spettacolo indimenticabile!

Ora si lavora in remoto, uno siede comodamente nel suo ufficio a Honolulu, a livello del mare, ed il telescopio viene puntato da un operatore su a 4200m. A volte anche l'operatore e' a livello del mare, soprattutto per i telescopi piu' piccoli, e tutto avviene in remoto. E' sicuramentepiu' confortevole, ma si perde il fascino della altezza e delle notti stellate. Non era cosi' 15-20 anni fa, e le mie notti di osservazione le ho fatta tutte a 4200m, e nonostante la fatica le rifarei proprio tutte!

Isabella Gioia

lunedì 9 marzo 2009

Messaggio del Presidente dell'INAF per la festa della donna

Care tutte,

ricorre, oggi 8 Marzo, la festa della donna. La componente femminile e' in INAF numerosa e qualificata e questo e' motivo di particolare soddisfazione. Dalle statistiche preparate per il piano triennale dello scorso anno risultava un rapporto di genere uomini/donne di 2 a 1, quando si consideravano tutti i dipendenti, sia a tempo determinato che indeterminato.

Mi fa piacere vedere che anche nelle posizioni dirigenziali troviamo una significativa presenza femminile: tre colleghe dirigono osservatori e istituti, cinque siedono nel consiglio scientifico, due nel consiglio di amministrazione; il Vicepresidente INAF e il Direttore Amministrativo fanno parte dell'altra meta' del cielo.

A breve, appena le cinque sigle sindacali rappresentate in INAF converranno sugli otto nomi che il regolamento prevede esse indichino per la Commissione Pari Opportunita', procederemo con la sua costituzione.
Facciamo abbastanza bene (ma possiamo fare certamente anche meglio).

A tutte voi va oggi il mio piu' caro augurio di buon lavoro e l'auspicio che possiate continuare a cogliere opportunita' e soddisfazioni professionali.

Tommaso Maccacaro

sabato 7 marzo 2009

Non è vecchiaia, ho la cervicale perchè guardo le stelle!


A 7 anni, più o meno, ho deciso che da grande avrei fatto l'astronauta. Io appartengo alla generazione di quelli che sono stati "segnati" dalla visione di "Spazio 1999" durante la loro infanzia. Dalla fantascienza e' nata la mia passione per l'osservazione
del cielo, delle stelle. Ho cominciato a collezionare carte stellari, a studiare le costellazioni e a cercare di riconoscerle nel cielo, ma non nascondo che ho continuato per molto tempo ad avere una visione molto romantica della professione di astronomo, mi immaginavo una vita notturna tranquilla e contemplativa, soli in compagnia di un immenso cielo stellato. E mi ricordo le serate passate al freddo, in casa in pieno inverno con la finestra aperta ad osservare il cielo, i pianeti, la luna, con tutti i mezzi possibili, binocoli, cannocchiali, piccoli telescopi.

Poi sono cresciuta, e mi sono resa conto che realizzare i sogni di ragazzina comporta un certo impegno, tanto studio e soprattutto determinazione, un bel po' diverso dalla mia visione
romantica iniziale. Ma io non appartengo alla categoria di persone che si avvicinano a questa professione per caso o per curiosità. Io l'ho deciso da subito. Sapevo che un giorno sarei diventata un'astronoma. E così e' stato, nonostante le difficoltà.

E subito dopo la laurea ho avuto la grande opportunità di fare le mie prime osservazioni "vere", da professionista e con un telescopio professionale. Il mio sogno si realizzava, finalmente. Le mie prime osservazioni le ho fatte al Nordic Optical Telescope sull'isola di La Palma, alle Isole Canarie. Il mio entusiasmo era incontenibile, e lo provano le numerose fotografie che mi ritraggono davanti a ciascun telescopio esistente sull'isola (io, chenotoriamente sono refrattaria a qualunque forma di protagonismo!).
Siamo arrivati sul Roche de Los Muchachos con un, giorno di anticipo rispetto al programma di lavoro, e arrivare lassù a circa 2400 m di altezza sul livello del mare, sopra le nuvole, lasciava già presagire promettenti scenari di cieli stellati, in totale assenza di inquinamento luminoso.
La prima sera siamo andati in "avanscoperta" al telescopio dove la sera successiva avremmo cominciato il nostro lavoro. I tecnici e gli astronomi di supporto ci hanno spiegato il funzionamento del telescopio e di tutta la strumentazione, poi siamo andati "in visita" al Telescopio Nazionale Galileo, ad incontrare alcuni colleghi italiani, ed anche lì abbiamo fatto il nostro bel tour scientifico.

E poi ... il cielo!

Non credo di aver mai visto cosi tante stelle nella mia vita da avere, inizialmente, qualche difficoltà a riconoscere le costellazioni. Per un attimo ho avuto la percezione di cio' che possono aver provato i primi uomini che hanno osservato le stelle, niente di confrontabile con quello che gli inquinati cieli delle nostre città potrebbero fare sospettare. Le notti di osservazione sono trascorse tranquille e senza problemi. Non c'era foschia, non c'erano nuvole e il nostro programma osservativo e' stato completato senza intoppi, facendo delle riduzioni veloci degli spettri delle stelle osservate, ascoltando musica e uscendo fuori a guardare le stelle durante le esposizioni più lunghe. Pur non avendo esperienza mi sono trovata assolutamente a mio agio in quell'ambiente di lavoro, come se l'avessi fatto da tutta una vita.
E un po' di verità in questo c'è. In fondo, dopo i sacrifici dello studio, la laurea, il dottorato,
questo tipo di vita non risulta tanto lontano dalla vita notturna tranquilla e contemplativa tanto a lungo sognata!

Laura Affer

mercoledì 4 marzo 2009

I maghi e gli scienziati...


Capisco bene la posizione di Paola. A me e' successo, per essere provocatoria, di rispondere "non lo so" a chi mi chiedeva "di che segno zodiacale sei?" : .....volevo prendere le distanze da quella specie di superstizione. Forse pero' il rischio, a cui Paola Marziani accenna, di apparire 'antipatiche' c'e'...ed e' difficile fronteggiare la forza mediatica che dilaga...

Forse potremmo tentare un'integrazione culturale: anziche' contrapporci in modo drastico e altezzoso, cercare di fare cogliere la dimensione storica: inizialmente Astronomia e Astrologia erano la stessa scienza: l' Astro-nomia 'dava il nome' agli astri, li riconosceva nel cielo e allo stesso tempo voleva che 'parlassero' del futuro (Astro-logia), ne cercava le magiche influenze. La nomenclatura araba di moltissime stelle luminose, legata ad antichi miti, va di pari passo con lo sviluppo dei calcoli per determinarne sempre meglio le loro posizioni e moti apparenti.

Nel secoli pero' l'Astronomia e' divenuta una scienza moderna e l'Astrologia e' rimasta fiaba. Cercare di affrontare il discorso in questo modo, recuperando radici culturali e poetiche ...e' piu' impegnativo, ma forse e' la cifra di questo nuovo secolo: la trasversalita' delle culture. Qualcuno dira': l'Astrologia non e' cultura...ma in passato lo e' stata. Keplero era in aperto dibattito con l'alchimista e cabalista Fludd, Newton si interesso' a lungo di alchimia...Tico Brahe si occupava anche di astrologia ... Il cammino verso un affrancamento dalla magia e' stato dunque lungo...certo, oggi dovrebbe essere compiuto e consolidato, assimilato da tutti, ma forse l'accennare a questo cammino potrebbe essere una chiave di dialogo con chi crede ancora all'influenza degli astri? Che ne pensate?

Anna Curir

lunedì 2 marzo 2009

Passeggiando in bicicletta...


E' il primo fine settimana a casa dopo essere stata per piu' di un mese in California per lavoro e perche' ci abita mio marito (situazione non insolita tra le astronome).

Aspettavo questo Sabato con impazienza, sapevo che ci sarebbe stato il sole e che sarebbe stato perfetto per un giro in bici. Mi e' mancata molto la bici e mi sento anche un po' in colpa per averla lasciata in cantina cosi a lungo. (La bici e' una mia passione, come l'astronomia). Ora sono finalmente a casa, con la mia bici da corsa, ed oggi vado in bicicletta. Ieri ho preparato l'itinerario, andro' verso Sud: Milano-Pavia lungo il Naviglio Pavese. Un percorso pianeggiante, facile, non ci sono troppe fermate e non c'e' il rischio di perdersi (mi si e' rotto il GPS), ma devo attraversare tutta la citta'.

Dopo 15 km di semafori, traffico, macchine in seconda fila, binari che si incrociano alla Batterzaghi, e lastre in pietra, arrivo al canale. Non e' bello tanto quanta il Martesana o il Naviglio Grande, ma e' poco trafficato e posso mantenere la velocita' a lungo. Arrivo a Pavia, mi faccio un giro per il centro, sempre in sella e senza soffermarmi troppo per non raffreddare i muscoli. Riprendo il canale, ho altri 40 km prima di tornare a casa, mi sento bene, forse domani avro' male al fondoschiena (succede quando non si prende la bici regolarmente), ma per ora pedalo contenta. Penso un po' al lavoro, alla mia post-doc, alla prossima scadenza, all'articolo che sto scrivendo, i km passano e non me ne accorgo. Ogni tanto i miei pensieri vengono interrottida qualche uccello che prende il volo, dai pesci rossi del canale che sembrano immobili, dalle cascine abbandonate e dal paesaggio invernale della pianura. Vedo un altro ciclista solitario, lo supero e poi ecco che mi raggiungono due signori con i polpacci depilati su delle fiammeggianti ed ultra-leggere Colnago (che belle!). Mi vedono e subito mi dicono: - "Sei in forma!" - Io rispondo: -"In realta' non molto, e' tanto che non prendo la bici." Pedaliamo insieme ed iniziamo a chiacchierare. Parliamo dei percorsi della zona del pavese, di Milano, delle nostre abitudini ciclistiche. Mi fanno i complimenti perche' riesco a mantenere il loro passo. Ma confessano che me li fanno solo perche' sono una donna. Mi chiedono se trovo altre donne con cui andare in bici. Ed io rispondo: -"Incontro sempre gruppi di uomini, e' raro vedere una donna. Eppure la bici e' uno sport che possono praticare tutti, indipendentemente dalla forma, dal genere e dall'eta'".- E poi penso alla California, li si incontrano tantissime donne in bici. Ho tante amiche cicliste quanti amici ciclisti da quella parte del mondo. Che strano che al confronto ci siano molte piu' donne astronome rispetto agli uomini in Italia che negli Stati Uniti. Uhm... perche' questa differenza? Ci avviciniamo a Milano, e' l'ora di pranzo, un cellulare squilla, e' probabilmente la moglie di uno dei due signori, forse vuole sapere se il marito e' vicino e se puo' calare la pasta. Il marito decide di non rispondere (e' dura con i guanti!). Colgo l'occasione e chiedo come mai le mogli non vanno in bici con loro. Uno mi dice "Non e' portata" (tra me e me: ma che vuol dire ? Chi non e' portato ? I bambini di 4 anni imparano ad andare in bici. Forse ha un problema di equilibrio.) "In realta', non vede l'ora che me ne vada cosi puo' sbrigare i servizi". (tra me e me: se facessero i servizi insieme, poi rimarrebbe del tempo libero da trascorrere insieme, magari andando in bicicletta) "Quando si hanno i bambini uno devo stare a casa". A quel punto ho risposto: "Ma si possono portare anche i bambini, ci sono i rimorchi" (e tra me e me: o si potrebbe fare a turno, qualche volta i bimbi li puo' tenere lui, cosi lei va in bicicletta). Ho sentito tante volte questi discorsi e mi sembrano insensati, ma non penso che sia "colpa degli uomini" o che la donna sia sfruttata. Questi due signori hanno reso la mia passeggiata ancora piu' piacevole, sono stati gentilissimi, non mi hanno snobbata lasciandomi a qualche chilometro di distanza, anzi hanno allungato il loro percorso per fare un po' piu' di strada con me. Sono contenta di averli incontrati e li ringrazio per avermi fatto pensare alla strana differenza tra la percentuale di astronome e quella di cicliste in California ed in Italia ed aver ispirato questo blog.

Forse un uomo che fa i servizi o una donna che va in bicicletta vuol dire sconfinare un territorio sconosciuto, dove si ha paura di sbagliare e di essere presi in giro. Mi ricorda la differenza tra adulti ed adolescenti.
Chi fa ricerca ha come meta quella di sconfinare territori sconosciuti e lo fa animato dalla passione. Sara' per questo che le astronome sono tutte un po' originali. Ma di questo parleremo un'altra volta.

Mari Polletta