Nell'ultimo numero egli da' uno spunto di riflessione su una delle differenze fondamentali tra uomo e donna. Dice: " io penso che la dimensione femminile consista essenzialmente nella 'relazione': mentre il maschio e' solitamente un''identita'' che instaura relazioni, la donna e' tendenzialmente 'relazione' da cui ricava riconoscimento e quindi la sua identita'"
Questo intervento mi ha fatto ricordare cosa veramente mi ha sempre affascinato ed attratto del mio lavoro di ricerca: la comunicazione. Il desiderio di comunicare e condividere risultati, di lavorare insieme su di una nuova idea, di pubblicare un contributo perche' venga divulgato nella comunita'..
Ricordo la mia prima partecipazione ad una Scuola Internazionale ad Erice: ero appena laureata e mi ricordo ancora il mio stupore pieno di soddisfazione nel vedere i piu' bei nomi dell'astrofisica di Cambridge, Meudon, Mosca...parlarsi e discutere su di un problema: voler capire quel problema era oggettivo, andava al di la' delle lingue, delle culture!
La comunicazione tra gli studiosi e' per me il vero fascino della ricerca. Certo, questo e' vero per tutte le scienze. La peculiarita' e il fascino dell'Astronomia e' di avere tutto l'Universo come laboratorio. Ma la forza della comunicazione scientifica accomuna tutti i ricercatori.
Ma torniamo a Galimberti e alle sue distinzioni tra maschile e femminile. E se fosse la nostra capacita' relazionale, e quindi di affidarsi alla comunicazione nelle modalita' meno aggressive la connotazione che puo' aggiungere un plusvalore alla donna nel mondo della scienza?
Certo, il maggior senso di identita' maschile (se e' vera l'analisi di Galimberti) si sposa meglio con la gestione del potere, con l'aggressivita' (pensate ad esempio, a chi, in un convegno fa un intervento solo per dire 'io ho ragione' (forte identita') e a chi interviene perche' vuole capire meglio (forte comunicazione)) ..Forse molte donne che privilegiano le relazioni 'disarmate' sono svantaggiate. Ma questa nostra caratteristica ci permette, secondo Virginia Woolf, di vedere 'le cose come sono'. Secondo Virgina Woolf l'esercizio del potere e' incompatibile con la liberta' di vedere 'le cose come sono'. E del resto, Galimberti termina il suo articolo auspicando un'integrazione tra le parti maschile e femminile dell'uomo e dicendo, in modo provocatorio: "non c'e' gioia nella disperata autoaffermazione dell'io, ma solo nella "relazione" che e' il linguaggio tipico della donna, di cui l'uomo, fatta eccezione per rari casi, deve ancora imparare l'alfabeto"
Anna Curir
Anna Curir
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