giovedì 7 maggio 2009

Non ho mai sognato Einstein (grazie al cielo).

"La giovane Marta sogna Eintein". Cosi' titolava un articoletto comparso sulla pagina 'Giovani e Scuola' de La Repubblica di un paio di anni fa. Un articolo in cui si parlava di scienza, della scoperta che avevo fatto qualche anno prima (la prima doppia pulsar, laboratoro eccezionale per testare la relativita' generale; immodesta n.d.r.) nel corso della mia tesi di dottorato. La giornalista mi aveva fatto domande pertinenti, sul mio lavoro in generale, sulla scoperta in particolare, condendo poi il tutto con un pizzico di aneddotica, ma ci stava. Niente in confronto a quello che accadeva 40 anni fa a Jocelyn Bell, scopritrice, assieme al suo tutore di dottorato Anthony Hewish, delle pulsar: durante un incontro sulle donne nella scienza tenutosi a Torino poco piu' di un anno fa, Jocelyn Bell raccontava come, mentre a Hewish i giornalisti facevano domande sulla scienza, a lei veniva chiesto se fosse fidanzata, che taglia di reggiseno portasse... A lui han poi dato il Nobel per la scoperta della sua studentessa, mentre lei non e' nemmeno stata menzionata (e qui potremmo aprire una lunga parentesi sui nobel negati alle donne nella scienza, ma magari ne parliamo un'altra volta). I tempi sono cambiati, il maschilismo palese di allora non c'e' piu' o quando c'e' viene unanimemente, almeno a parole, condannato e deprecato. Purtroppo pero' mi capita di accorgermi, in alcune piccole cose, magari di poco conto, di una sorta di maschilismo nascosto, magari inconsapevole. Se dico "la cuoca", ad esempio, ai piu' viene in mente la grassa signora che ti da' la mestolata di sbobba alla mensa universitaria, mentre se dico "il cuoco" evoco immagini dello chef Vizzani nel suo ristorante di lusso. Se devo titolare un articolo su una scoperta scientifica posso scrivere "La giovane Marta sogna Einstein" ma mai mi verrebbe in mente di scrivere "Il giovane Mario sogna Einstein", sarebbe poco serio, poco professionale, diamine! Sono cose di poco conto, o di nessuno, ma forse sono sintomo di qualcosa di piu' serio.

Marta Burgay

(nella foto: io e Jocelyn Bell back-to-back ["skin-to-skin", come diceva la fotografa poco anglofona :-) ] dopo l'incontro Donne e Scienza a Torino)

6 commenti:

Professione Astronoma ha detto...

Ecco una pagina interessante sui nobel negati alle donne nella scienza. A questo progetto era legato l'incontro con Jocelyn Bell a Torino.

http://www.lorenzaccusani.com/nobel_index.htm

Poppi ha detto...

L'italiano si presta bene a fare una distinzione sessista, suggerisco di dare un'occhiata a questo link:

http://www.innovazionepa.gov.it/dipartimento/docs_pdf/linguaggio_non_sessista.pdf

Marta ha detto...

Grazie Sergio! Leggendo qua e la'(che il documento e' lunghiiiissimo!) ho trovato cose interessanti tipo:

'Per "parita'" non si intende "adeguamento" alla norma "uomo" bensi' reale possibilita' di pieno sviluppo e realizzazione per tutti gli esseri umani nella loro diversita' [...] eppure si contiua a adire che "la donna deve essere pari all'uomo" e mai che "l'uomo deve essere pari alla donna" [...] strano concetto di parita' questo in cui il parametro e' sempre l'uomo'

Marta ha detto...

p.s. il documento e' del 1987 ma poco sembra essere cambiato da allora. la frase che citavo prima e' purtroppo sempre vera

Anonimo ha detto...

ben scritto marta!

Unknown ha detto...

Marta sei grande! :) Davvero ganzo sto blog! Ne approfitto per fare i complimenti a tutte!