martedì 22 dicembre 2009

Astronome che hanno fatto la storia


Siamo giunti alla fine dell'Anno Internazionale dell'Astronomia e con esso anche alla fine di questa avventura di Professione Astronoma. E' trascorso un anno da quando per la prima volta ci siamo raccontate su queste pagine, iniziando questa nuova esperienza con voi.

Potremmo continuare: sono certa che ci sono ancora tante avventure, esperienze, considerazioni che potremmo dividere con voi. Ma come tutte le belle esperienze e' giusto anche giungere a una conclusione.

Chissa' se siamo riuscite almeno un po' nella nostra missione, nel rendere umana e interessante questa nostra professione e nell'accendere almeno un po' di curiosita' e di interesse soprattutto in chi, come molti, ha voglia di conoscenza?

Resteremo all'erta, pronte a rispondere alle vostre domande, curiosita', interessi: fateci sapere avete qualche curiosita' specifica, sull'astronomia ma anche sulle "astronome". Cercheremo di rispondervi. Oppure staremo in silenzio a contemplar le stelle .............. o le galassie!

Vi segnaliamo comunque di tenere d'occhio i lavori che si occupano della partecipazione femminile al mondo della scienza e della rappresentativita' che le donne raggiungono nei vari campi. Il rapporto triennale della Commissione Europea She Figures e' disponibile sul sito dell'ufficio statistica del MUR [link qui a fianco]. E non dimenticatevi delle statistche legate al mondo dell'astrofisica, gia' segnalate in aprile!

Vogliamo lasciarvi con un ricordo simpatico, un calendario di buon augurio per il nuovo anno. L'idea di questo calendario non e' nostra, ma delle nostre colleghe spagnole, che hanno anche realizzato grafica e testo e hanno scelto i personaggi da raccontare. Lo abbiamo visto a Rio, ci e' piaciuto molto. Cosi' lo abbiamo tradotto per renderlo piu' accessibile al pubblico italiano.

Lo potete trovare alla pagina
www.oapd.inaf.it/othersites/2009iya/calendar/she_astronomer2010.pdf

Stampatelo, regalatelo, appendetelo nelle vostre stanze, divertitevi e ricordatevi di noi !
Buon 2010 e oltre .....

Ginevra Trinchieri e tutte le astronome

martedì 15 dicembre 2009

Un arcobaleno di stelle nel deserto

La mia passione per l'astronomia inizio' presto, nello stesso momento in cui si decise il destino dello studio professionale di mia mamma. Commise l'errore di regalarmi a otto anni un libro "animato" che si intitolava "Alla scoperta del cielo": lo lessi e decisi:"da grande faro' l'astronomo". La decisione sopravvisse al liceo, e all'Universita', dove, dopo una dura battaglia con la matematica, incontrai la prima esperienza di astrofisica osservativa e il primo "telescopio vero", un 40cm Ritchey-Chretien dell'Osservatorio di Monte Porzio, che venne smontato e rimontato pezzo per pezzo da me, e da due miei entusiasti colleghi e il povero sventurato professore che ebbe il coraggio di averci fra i piedi, Giuliano Natali, che ricordero' sempre con un enorme affetto.

Da li' a decidere che volevo lavorare con i grandi telescopi il passo fu breve e il grande amore si confermo' durante il primo run osservativo a La Silla, in Cile, nell'ormai lontano Settembre 1996: ero nervosissima, il mio primo run "serio", l'Osservatorio internazionale, l'inizio del lavoro di dottorato, uno strumento che non conoscevo, il posto nuovo, il cielo sconosciuto del sud. Per darmi una calmata, sono uscita a farmi una passeggiata e ho visto, in una bellissima notte senza luna, una corona di montagne, tagliata nel mezzo dalla linea dei telescopi (14!!!) e un'esplosione di stelle, da un orizzonte all'altro, una Via Lattea cosi' luminosa e netta da illuminare tutta le montagne, proiettare le ombre delle persone e dei telescopi che la stavano ammirando, un arcobaleno di stelle su un tappeto di velluto nero.
La decisione fu presa quella notte: voglio tornare qui!

E cosi', quando alla fine del dottorato mi trovai a dover scegliere fra il rimanere in Europa, in Italia o fare le valigie e migrare a sud (perche' si, potevo scegliere), non ho avuto un istante di dubbio: sono partita al volo! E mi sono trasformata in un'astronoma con la valigia.
Viaggi per stare insieme al marito, che all'epoca era negli USA, viaggi per i turni in montagna, viaggi per tornare di quando in quando a casa, per partecipare a conferenze in giro nel mondo, per fare i migliori sforzi per rimanere in contatto con i collaboratori, per vedere il Cile. Insomma a volte un vero stress...e anche qualche frustrazione, il sentirsi sempre indietro, non riuscire magari a finire un articolo quando si deve, il sentirsi a volta anche un po' ... marziani: basta vedere la faccia delle persone a cui si racconta negli incontri occasionali che lavoro si fa e ... quando si lavora.
A volta anche lo stress sul lavoro, con colleghi, il capo; a volte ho avuto la tentazione di mandare tutto a quel paese. Pero' ho conosciuto tante persone, tanti paesi, tanti amici che ci sono e alcuni che non ci sono piu' ... e ho seguito il mio arcobaleno di stelle, ho ammirato le galassie che sono una delle mie passioni e ho messo le mani su piu' telescopi e strumenti di quanto avrei mai creduto possibile, esattamente come volevo fare. Ne e' valsa la pena!

E alle tante persone che mi chiedono, nelle conversazioni o negli incontri divulgativi a che serve il mio lavoro, rispondo: a seguire un sogno.

Emanuela Pompei

lunedì 30 novembre 2009

Sostanza o apparenza?

E' di questi giorni un acceso dibattito tra astronome, astronomi e colleghi sul problema centrale che ha fatto nascere il progetto "She is an astronomer": il problema del genere e relative conseguenze.
Non voglio entrare nei particolari del perche' sia scaturito proprio ora questo ripetersi di mail, ne' voglio entrare nei contenziosi che si sono aperti. Mi interessa pero' notare due punti che sono venuti fuori da questo scambio di mail.

1) per legge dovrebbe essere usato un linguaggio che non sia discriminatorio. E il termine "dovrebbe" e' appropriato, indice del fatto che troppo spesso viene disatteso.

Quanto e' formale e quanto sostanziale questo punto?

Ci sono opinioni diverse, come e' giusto che sia. Ma e' certo che esiste un'ampia letteratura al riguardo, e le discussioni nascono da gente molto piu' qualificata di "noi astronome e astronomi" per affrontare con competenza l'argomento. E se c'e' tanta letteratura al riguardo, un motivo ci sara'. Una cosa e' certa: non e' un punto specifico al mondo dell'astronomia, o della scienza in generale. Ha portata molto piu' ampia, implicazioni molto piu' ramificate.

2) sembra che tra gli astrofili le donne siano decisamente una minoranza.

Quale potrebbe essere il vero motivo di questo fenomeno?

-- differenza di gusti? Eppure l'astronomia piace anche alle donne, se la percentuale di "donne" raggiunge il 40% a livello di borse/assegni/contratti post-dottorato.

-- differenza di opportunita'? Certo e' piu' difficile per una ragazza stare fuori la notte con la "scusa" di andare a vedere le stelle. Eppure leggo proprio nelle esperienza che abbiamo raccontato che molte di noi sono state incuriosite e interessate a guardare il cielo fin da piccole, e lo hanno fatto. Magari anche incoraggiate dai propri genitori.

Non so dare una risposta ai due punti sopra. Ci pensero'.

Ma quello che mi ha fatto pensare, e non certo con piacere: e' evidente che non sappiamo ancora, davvero dentro, che per parita' si deve intendere sviluppo di ciascun essere umano nella propria diversita' e nella propria individualita'. Non lo dico io, lo leggo ovunque si discuta autorevolmente di questo.

E noi? lontani anni luce !!!!

Ginevra Trinchieri

venerdì 16 ottobre 2009

250 anni di Astronomia a Torino

Il torinese o il turista a Torino
che si reca in via Po
per gustare
un gelato di Florio, e poi visita
il museo
Egizio e fa due passi
in piazza Castello, nel suo

pomeriggio, passa accanto
ai punti storici della
nascita
e dello sviluppo dell'astronomia
a Torino.


La mostra "Osservar le stelle"
a Palazzo Lascaris
e Palazzo
Bricherasio percorre questo
itinerario
nel tempo, facendoci
vedere, attraverso immagini,
filmati,
strumenti e documenti antichi come, dalle prime
osservazioni di padre Beccaria, compiute da una
torretta sui tetti di via Po, poi con la sede dell'Osservatorio
sui tetti del Palazzo dell'Accademia delle Scienze ed infine
dopo un ulteriore trasferimento sopra Palazzo Madama,
si sia giunti alla sede attuale dell'Osservatorio Astronomico
sulle colline di Pino Torinese.


La mostra, organizzata dall'Osservatorio Astronomico di Torino,
in collaborazione
con la Fondazione Palazzo Bricherasio e con
il sostegno del Consiglio Regionale del
Piemonte e il patrocinio
dell'Unesco, si propone di celebrare i 250 anni di
Astronomia a
Torino, partendo da quel 1759 in cui Beccaria, affermato fisico

sperimentale, fece le sue prime osservazioni astronomiche.
Queste celebrazioni cadono nell'Anno Internazionale
dell'Astronomia, proclamato
dal'Unesco in occasione dei
400 anni dalle prime osservazioni astronomiche compiute

da Galileo, e a 40 anni dallo sbarco dell'uomo sulla luna.

Congiunzione di ricorrenze molto densa, dunque, quella del 2009.

Chi visita la mostra puo' seguire il percorso storico e scientifico
con i
collegamenti alla storia torinese, intrecciata con le vicende
e la politica della
casa Reale. Sono evidenziate anche le richieste
e il supporto agli astronomi da
parte dei sovrani, interessati e
incuriositi dalla nascente astronomia moderna,

nonche' le richieste (a volte in forma di 'supplica') degli
astronomi ai re. Dai
documenti autentici si puo' inoltre scoprire
la dialettica degli scienziati che
lavorarono a Torino con la
vita accademica e scientifica in altre universita', in

particolare con i francesi.
Oltre a sontuosi cerchi meridiani, cannocchiali e teodoliti,
non mancano curiosita' come ad esempio la ricostruzione
di un antico studio di
lavoro o strumenti piu' particolari come
un barografo, un anemometro o il cronografo
a secco, che integro'
come strumento ausiliare il vecchio pendolo, che era

utilizzato da solo quando le osservazioni astronomiche erano
compiute "ad occhio e
orecchio", vale a dire associando i tempi
delle osservazioni ai battiti scanditi dal
pendolo stesso e contati
mentalmente...(in esposizione anche alcuni bei pendoli

antichi, uno dei quali realizzato dallo stesso orologiaio che fece il
Big Ben di
Londra).

A Palazzo Lascaris, oltre ai telescopi piu' grandi, sono esposti
anche modelli di
moderne sonde spaziali fornite dalla Thales
Alenia, per concludere la passeggiata
nella storia e nelle vie
di Torino con l'Astronomia d'avanguardia, nella quale i

ricercatori del'Osservatorio di Torino sono fortemente impegnati.

Al bookshop di Palazzo Bricherasio e' anche disponibile un
ghiotto catalogo
dell'esposizione, curato dalla sottoscritta,
corredato da articoli di storici,
studiosi di Storia della Scienza
e astronomi, dove il lettore potra' trovare una

miniera di informazioni, immagini e curiosita'.

Anna Curir

martedì 1 settembre 2009

Novita' da Rio


Ebbene si, si e' conclusa la XXVII riunione della General Assembly della International Astronomical Union. Anche questa volta l'affluenza e' stata grande, si sono alternate riunioni di servizio, simposi scientifici, public lectures, manifestazioni culturali Brasiliane, sono stati annunciati i nuovi comitati, accettate le nuove iscrizioni e sono state adottate nuove risoluzioni.

Beh, una di queste, ci credete ?, ha come tema "le donne". Niente al confronto di Plutone, d'accordo, che ha sconvolto il nostro sistema solare e la comunita' scientifica tutta 3 anni fa a Praga.
Anzi, la risoluzione B4 si intitola: "On supporting women in Astronomy". Trovate qui sotto il testo in inglese.
E poi e' stato presentato un divertente calendario per l'anno 2009, preparato da astronome spagnole in 3 diverse lingue [gallego, castigliano e catalano] e poi tradotto in inglese. Lo trovate sul sito spagnolo:
astronomia2009.es/Proyectos_pilares/Ella_es_una_Astronoma/

Le altre novita', risoluzioni adottate, foto e altro, sul sito ufficiale IAU.

Ginevra Trinchieri


IAU 2009 RESOLUTION B4

On Supporting Women in Astronomy

The International Astronomical Union XXVII General Assembly, recalling
1. the UN Millennium Development Goal 3: promote gender equality and empower women,
2. the IAU/UNESCO International Year of Astronomy 2009 goal 7: improve the gender-balanced representation of scientists at all levels and promote greater involvement by underrepresented minorities in scientific and engineering careers,

recognizing

1. that individual excellence in science and astronomy is independent of gender,
2. that gender equality is a fundamental principle of human rights.

considering

1. the role of the IAU Working Group for Women in Astronomy,
2. the role of the IYA2009 Cornerstone Project She is an Astronomer,

Resolves

1. that IAU members should encourage and support the female astronomers in their communities,
2. that IAU members and National Representatives should encourage national organisations to break down barriers and ensure that men and women are given equal opportunities to pursue a successful career in astronomy at all levels and career steps.

venerdì 31 luglio 2009

Pari Opportunità nell' Istituto Nazionale di Astrofisica

Nei giorni dal 12 al 14 luglio 2009 si è svolta una votazione per eleggere due rappresentanti (più 2 membri supplenti) nel Comitato Pari Opportunità (CPO) dell' Istituto Nazionale di Astrofisica. Riportiamo di seguito il programma della prof.ssa Filippina Caputo, astronoma eletta nel CPO.


Cari amici,

la data per l'elezione dei rappresentanti nel CPO-INAF è ormai prossima e, dopo la mia candidatura presentata nei giorni scorsi, vi illustro in grandi linee il programma che intendo sostenere qualora fossi eletta.

Fermo restando che il CPO dovrà garantire un ambiente di lavoro libero da qualsiasi discriminazione e rispettoso dei diritti e della dignità non solo delle donne ma di tutte le risorse umane dell'INAF (inclusi i titolari di assegni di ricerca, borse di studio e contratti a termine in generale), considero fondamentali i sotto elencati punti.

1. Individuazione di situazioni, atteggiamenti culturali e stereotipi lesivi della dignità della persona che impediscono la parità in ambito lavorativo (statistiche di genere, indagine dei servizi esistenti nelle sedi, questionari per la raccolta di dati sulle varie esigenze).
2. Richiesta all'Amministrazione di trasparenza in tutte le azioni alla base del funzionamento dell'istituto (incarichi, consulenze, commissioni, comitati).
3. Informazione, sensibilizzazione e formazione del personale sulle tematiche paritarie (seminari locali e nazionali).
4. Definizione e proposta di iniziative ("azioni positive") atte a migliorare la qualità della vita in campo lavorativo attraverso una differenziata organizzazione del lavoro (part-time, telelavoro, orario flessibile) ed a conciliare lavoro e vita familiare (contributi assistenziali per figli in età prescolare, congedi parentali, istituzione di asili-nido o convenzioni con strutture affini esistenti sul territorio, interruzione di carriera con successivo reinserimento agevolato, ricongiungimento familiare).
5. Partecipazione a tutte le iniziative in materia di tutela della salute psicofisica (informazione, diagnostica e prevenzione).
6. Collaborazione continua con Amministrazione e Organizzazioni Sindacali ed attivazione di controlli su tempi e modi per l'attuazione delle azioni positive.
7. Sinergia con i CPO di altri Enti per la formulazione di proposte di più ampio respiro.

Aggiungo due ulteriori precisazioni in risposta ad alcune domande specifiche che mi sono giunte.

8. Sono consapevole dell'attuale divaricazione nelle carriere di donne e uomini (oggi le donne costituiscono il 17% di tutti gli astronomi ordinari e dirigenti di ricerca dell'INAF) ed anche la mia carriera, avendo allevato due figlie, ha subito dei rallentamenti che non sono mai stati doverosamente valutati come "fisiologici". Tuttavia, sono stata e sarò sempre contraria alla creazione di "quote rosa" o simili iniziative in ambito concorsuale. A mio parere, la professionalità raggiunta e l'applicazione delle regole di pari opportunità dovrebbero nei prossimi anni garantire alla (numerosa) componente femminile nell'INAF l'accesso "paritario" ai livelli più alti della carriera.
9. Infine, mi è stato chiesto il parere sull'età pensionabile delle donne e mi è stato cortesemente inviato il testo con cui la Corte Costituzionale spiegò perché fosse giusto che le donne andassero in pensione prima: "Rientra fra i poteri del legislatore anche quello di limitare nel tempo il periodo in cui la donna venga distratta dalle cure familiari e di consentire che, giunta ad una certa età, essa torni ad accudire esclusivamente la famiglia". Anche in questo caso, sono contraria a qualsiasi discriminazione tra donna e uomo! Le regole devono valere per tutti indistintamente ed i casi di pensioni anticipate, ove previsti, devono essere applicabili sia a donne che uomini. È mio parere che molte donne, troppe donne, vivono con angoscia il periodo lavorativo e per esse la speranza di poter anticipare l'uscita dal mondo del lavoro è spesso più legata al ricordo delle difficoltà incontrate nella gestione familiare che ad una reale aspirazione "ad accudire esclusivamente la famiglia". Il testo riportato è del 1969, oggi siamo nel 2009 ed è compito del CPO rimuovere quelle difficoltà.

Filippina Caputo

lunedì 27 luglio 2009

Professione astronoma... e mamma! O viceversa???

la Sala delle<br />Figure del Museo La Specola di Padova
Scrivere un articolo per il blog mi ha dato l’opportunità di mettere sulla carta questi pensieri che permettono anche a me stessa di (psico)analizzare la mia... professione! Giusto per presentarmi, io sono un’astronoma ‘atipica’, perché anziché fare ricerca di avanguardia, mi occupo di cose vecchie: sono infatti la curatrice del Museo La Specola dell’Osservatorio Astronomico di Padova, nel quale sono raccolti gli strumenti utilizzati sin dal Settecento dai nostri predecessori, o almeno quelli miracolosamente sopravvissuti fino a noi. Mi occupo quindi di salvaguardare questo patrimonio, perchè tutti lo possano conoscere ed apprezzare, e soprattutto studio la storia di questi oggetti e degli scienziati che li hanno usati, svolgendo ricerche di carattere storico-scientifico. In verità, nel nostro ambiente spesso questo tipo di ricerche sono viste un po’ storte e tendenzialmente sono considerate non scientifiche, anche se un serio lavoro in questo campo non può che seguire un approccio rigorosamente scientifico: faccio un’ipotesi (p.e. che il lavoro di un certo astronomo sia stato precursore di una certa scoperta), raccolgo i dati che potrebbero confermare o meno l’ipotesi (leggo tutti i lavori del detto astronomo, cerco negli archivi i documenti originali, le carte relative ai suoi studi, la sua corrispondenza scientifica, confronto i suoi lavori con quanto altro pubblicato sull’argomento nel periodo, ecc.), analizzo i dati e ricavo le conclusioni, che possono confermare o smentire l’ipotesi iniziale. È un lavoro che mi appassiona molto, al quale sono arrivata quasi per caso; quando scelsi l’argomento della mia tesi di laurea nel campo storico, infatti, non avrei mai pensato di proseguire poi in questa direzione. Come molti altri, pensavo che il naturale sbocco alla mia laurea in astronomia fosse l’insegnamento. Ma Luisa Pigatto, la mia prof., che con la sua tenacia e il suo lavoro è riuscita a recuperare i rottami che si conservavano nella vecchia torre, all’epoca utilizzata come magazzino, e a ridare a questi oggetti la dignità di strumenti storici di alto valore e quindi a realizzare nella Specola di Padova uno dei più bei musei astronomici d’Italia, se non del mondo, mi ha dato l’enorme opportunità di continuare a lavorare con lei e per il museo, consentendomi quindi di intraprendere una delle professioni più belle del mondo.

Quando torno a casa, però, comincia la seconda parte della mia professione, altrettanto bella e altrettanto impegnativa e della quale sono altrettanto innamorata: quella di mamma! In questo senso la mia professione diventa molto ‘tipica’, comune non solo a tante altre mamme-astronome, ma anche a tante altre donne in ogni possibile ambito lavorativo. Forse la distanza dal posto di lavoro (abito a poco più di 30 km da Padova, che raggiungo in treno ogni mattina) mi rende appena un po’ più peculiare rispetto ad altre mamme, ma tutto sommato, nel mondo d’oggi, penso che questa sia diventata una caratteristica abbastanza diffusa. Con tutte queste donne credo di condividere soprattutto una particolare capacità organizzativa; la mia giornata tipica si dipana infatti più o meno in questo modo: ore 6:25 sveglia per i genitori, un quarto d’ora più tardi sveglia per le bimbe; vestirsi, lavarsi, letti da rifare e colazione da terminare rigorosamente entro le 7:30; il tempo di lavarsi i denti e di finire ‘le ultime cose’ in bagno, e poi, al massimo alle 7:45 si parte; il babbo ne carica una in bicicletta, direzione scuola materna, io porto l’altra in macchina, direzione scuola elementare. Consegna della bimba alla scuola allo suonare esatto della prima campanella (ore 7:55) e poi via verso la stazione, che dista circa 5 km. Nel frattempo qualche ‘preghiera speciale’ per trovare un buco non troppo scomodo dove parcheggiare la macchina e riuscire quindi a prendere il treno alle 8:11, assieme al marito (anche lui lavora a Padova!), che nel frattempo, da buon sportivo e decisamente più allenato della sottoscritta, ha raggiunto la stazione in bici, in una sorta di semivolo su strada! Poi finalmente, seduti in treno (se il treno non è in ritardo, se non è sovraffollato, se non è soppresso all’ultimo minuto, se... tutti incidenti abbastanza tipici quando si ha a che fare con le ffss...) ci si può rilassare!!! Giunti a Padova, si va in bicicletta, questa volta entrambi, fino al posto di lavoro, per cominciare finalmente la giornata lavorativa. Al ritorno, ovviamente, stessa trafila in senso inverso, in uno stato un po’ meno ansioso salvo che all’ultimo il treno non annunci ritardo; in tal caso cominciano ad affollarsi i pensieri: «cielo, chi chiamo adesso per andare a prendermi le bimbe??? Alla scuola materna per 10 minuti me la tengono ma alla scuola elementare la mollano in strada... Sento la cognata, la zia, la mamma della compagna...». Per fortuna che nel 99% dei casi ci sono i Santi Nonni che provvedono alle emergenze, alle malattie, alle chiusure fuori programma delle scuole (leggi: scioperi!), alle vacanze estive...
Insomma, è un po’ una vita sul fil di lana, per far combaciare esigenze, tempi ed impegni di quattro persone (e che per il momento siamo ancora solo in quattro...), ma è una vita entusiasmante che, pur tra gli inevitabili alti e bassi, intoppi e difficoltà, regala comunque stupende soddisfazioni in questo fecondo doppio impegno professionale!

Valeria Zanini

venerdì 24 luglio 2009

Le compagne di Henrietta, ovvero la nascita della spettroscopia astronomica


Henrietta Leavitt non era sola nel suo lavoro. Presso l' Osservatorio di Harvard, tra la fine del XIXo  secolo e gli inizi del XXo, lavorarono diverse decine di donne, divenute note come le Harvard computer, assunte per svolgere i compiti più tediosi dell' analisi dei dati astronomici e pagate circa la metà dei colleghi maschi. Henrietta era una di queste. Altre tre Harvard computer sarebbero entrate a pieno titolo nella storia dell' astronomia: Annie Cannon, Williamina Fleming, ed Antonia Maury. Il loro lavoro è legato alla nascita della spettroscopia stellare, uno dei primi passi dell' astrofisica moderna.

Nel 1872 era stata ottenuta la prima fotografia dello spettro di una stella e, nel corso degli anni '80 del XIXo  secolo, lo studio degli spettri stellari era una nuova frontiera. All' Harvard College Observatory si usava un grande prisma per disperdere la luce ed ottenere lo spettro di un campo con molte stelle in una volta sola. L' Osservatorio stava provvedendo all' osservazione sistematica delle stelle più brillanti sia nell' emisfero sud che nell' emisfero nord; i dati raccolti erano in quantità enormi anche per gli astronomi di oggi, e gran parte del lavoro di catalogazione ed analisi dei dati venne svolto dalle Harvard computer.

Tra queste, Williamina Fleming contribuì alla compilazione di un primo catalogo apparso nel 1890, che elenca più di diecimila stelle, con posizione, magnitudine e tipo spettrale (le stelle sarebbero diventate più di 220000 nell' Henry Draper Catalogue pubblicato tra il 1918 ed il 1924 da Annie Cannon ed Edward Pickering). Nel corso del loro lavoro, sia Williamina Fleming che Annie Cannon scoprirono centinaia di stelle variabili e molte stelle novae, queste ultime rivelate dal loro spettro con righe di emissione allargate.

Ma il vero Graal delle Harvard computer era una classificazione degli spettri stellari in un certo numero di tipi spettrali che includessero la maggior parte delle stelle, e fossero legati alle loro proprietà fisiche. Sebbene esistessero già sistemi di classificazione delle stelle, tra cui quello sviluppato da Pietro Angelo Secchi, essi erano pensati per l' osservazione visuale ed inadeguati a spiegare le caratteristiche degli spettri registrati sulla lastra fotografica. Annie Cannon ridefinì la classificazione spettrale usando lettere maiuscole dell' alfabeto, come aveva fatto la Fleming, ma in modo più sottile, creando una sequenza dipendente dalla temperatura superficiale delle stelle. Antonia Maury, la più giovane delle tre, perfezionò la classificazione e fu la prima a considerare che le righe di assorbimento potevano apparire sia molto diffuse che estremamente nitide. L' importanza delle sue osservazioni sulla larghezza delle righe spettrali divenne chiara con la scoperta delle stelle supergiganti.

La sequenza di tipi spettrali venne descritta da Annie Cannon nel 1912, nell' articolo Classification of 1,477 stars by means of their photographic spectra. Nella sostanza, è quella in uso ancora oggi, O B A F G K M ...

Proprio in questi giorni sul blog in lingua inglese corrispondente a Professione astronoma, ci si chiedeva quale tra le astronome del passato o contemporanee potesse essere una forte sorgente di ispirazione. Penso che tutte le Harvard computer, non solo quelle divenute famose, possano essere fonte di ispirazione. Ma soprattutto mi sembra esserlo Annie Cannon, che come Henrietta Leavitt soffriva di sordità profonda. Nonostante questo svantaggio non indifferente, chi la conobbe racconta di una persona allegra e serena. La sua dedizione ad un lavoro su una mole di dati senza precedenti ha permesso di compiere un passo importantissimo e duraturo nella comprensione del nostro Universo. Penso sia un esempio che ancora oggi non vada dimenticato.

Paola Marziani

giovedì 16 luglio 2009

L’astronomia… in radio


Quando ero adolescente odiavo la fantascienza. Non so spiegare ancora oggi come mai non riuscissi ad avvicinarmi a un libro che catturava l’immaginazione e la fantasia di tantissime persone, oltre che dello scrittore che l’aveva pensato. In quegl’anni, il documentario «Cosmo» di Carl Sagan mi aveva fatto letteralmente innamorare dell’astronomia e di tutto ciò che era legato alle possibili forme di vita nell’Universo. Fu così che, quando arrivò in Italia il suo libro «Contact» (già custodivo gelosamente «Cosmo» in cassetta e in forma cartacea), mi dissi che uno strappo alla regola l’avrei potuto fare: la fantascienza raccontata dal mio astronomo preferito mi sarebbe sicuramente piaciuta.
Lo lessi d’un fiato. Potete capire che la sorpresa fu enorme quando mi accorsi che non c’era un protagonista, ma una protagonista, per di più astronoma, Eleanor Arroway, Direttrice del Progetto Argus, un sistema di 131 radiotelescopi che si snodavano per diversi chilometri nel deserto del New Mexico, uno dei posti più belli che avrei voluto visitare. Per anni, sulla mia scrivania sistemai un foglietto di carta con la stessa citazione che Eleanor teneva sulla sua. Era tratta dalle «Metamorfosi» di Franz Kafka:

Ora le Sirene possiedono un’arma ancor più fatale
del loro canto, ossia il loro silenzio…
Qualcuno puo’ forse esser sfuggito
al loro canto;
ma mai certo al loro silenzio.


Quante volte questa frase mi ha dato stimolo a continuare con gli esami, anche quelli più difficili, durante il corso di laurea: sognavo quei radiotelescopi lungo le sterminate distese desertiche che si muovevano in cerca di segnali radio provenienti dallo spazio… E io ero lì.

E’ stato solo per questa occasione speciale, quella di raccontare di me e della mia professione di astronoma in questo Blog, che sono ritornata indietro nel tempo coi ricordi e ho riflettuto su un particolare. Sono sì un’astronoma oggi, e ne sono entusiasta, che non ha fatto astronomia nel radio, cosa che invece, tutti avrebbero immaginato arrivati fin qui nella lettura. In questi ultimi due anni e mezzo ho fatto astronomia… in Radio.
La comunicazione dell’astronomia in radio è un’esperienza che porta con sé molte soddisfazioni. Ho potuto raccogliere e condividere le emozioni del cielo raccontate dagli astronomi professionisti, e quelle delle «stelle» della musica, dello sport, della televisione e del cinema. Non sono stata sotto un radiotelescopio e non ho guardato in su, come molte delle mie colleghe, ma mi sono trovata davanti ad un microfono, ad un telefono, al computer.
Chissà se mai, un giorno, quelle onde radio in FM che conservano voci ed emozioni di tutti noi potranno arrivare su un altro pianeta, venir catturate e decifrate da una qualche civiltà.
La Eleanor Arroway dentro di me a distanza di anni si fa ancora sentire.

Sabrina Masiero

venerdì 10 luglio 2009

Henrietta Leavitt : una pioniera nello studio dell'Universo


Lavoro all'Osservatorio Astronomico di Teramo da piu'di 10 anni e per buona parte di questo periodo mi sono accupata dello studio di stelle variabili.
Il comportamento di questa classe di stelle, a sua volta composta da moltissime sottoclassi, rappresenta da molti anni un importante test della nostra comprensione dell'evoluzione stellare.
Inoltre, grazie all'intuizione di una astronoma dell'inizio del secolo scorso, il loro studio ha permesso di correlare grandezze facilmente osservabili, come il periodo di pulsazione, con la loro magnitudine assoluta e quindi di usare un gruppo di queste stelle come indicatori di distanza.
Mi fa piacere raccontare su questo blog la storia , forse ancora poco conosciuta, di Miss Henrietta Leavitt e della sua fondamentale scoperta che ha da poco compiuto un secolo di vita.
Nei primi decenni del secolo scorso, quando cioe' si discuteva se l'Universo fosse rappresentato solo dalla Via Lattea o se invece fosse sconfinatamente piu'grande e complesso, Henrietta Leavitt dopo essersi laureata in
astronomia lavorava presso l'Osservatorio dell'Universita' di Harvard.
Il suo lavoro consisteva, come per altre donne impiegate come computers umani, nel misurare sulle lastre fotografiche gli spostamenti degli oggetti fotografati e le loro magnitudini.
Nel 1908 Miss Leavitt aveva esaminato lastre raccolte tra il 1893 e il 1906 delle Nubi di Magellano producendo un catalogo di piu'di mille variabili. Per circa 20 di queste i dati furono sufficienti a determinare il periodo della loro variazione di luminosita'. Miss Leavitt osservo' che quanto piu' le variabili erano brillanti tanto piu' lungo era il loro periodo.
Leavitt comprese che le variabili della Piccola Nube di Magellano mostravano evidenza di una regolarita'che non si osservava in altre regioni del cielo perche' quelle variabili erano tutte alla stessa distanza dalla Terra, distanza che pero'non si conosceva.
Non le sfuggi' la portata della sua scoperta; infatti auspico' che la parallasse di una variabile di questa classe (in futuro dette Cefeidi), potesse essere misurata per calibrare la relazione che avrebbe permesso di misurare la magnitudine assoluta di ogni oggetto dal solo periodo pulsazionale.
La sua scoperta permise di calcolare distanze tra 100 e 10 milioni di anni luce aprendo cosi' la strada ai fondamentali lavori di Hubble e Shapley che rivoluzionarono le nostre conoscenze sulla Galassia e sull' Universo, mentre la relazione periodo-luminosita' delle Cefeidi rappresenta a tutt'oggi il fondamento della nostra scala di distanze extragalattiche.
Forse anche a causa della sua morte prematura, nel 1921, il suo nome non ricevette il riconoscimento che meritava nella comunita' scientifica del tempo.
Il fondamentale contributo di quella giovane donna, frutto della sua intuizione e dedizione e' invece oggi ben riconosciuto, ed e'stato recentemente celebrato in occasione del centenario della sua scoperta con un congresso, il cui poster riporto in testa a queste righe.

Anna Piersimoni

venerdì 3 luglio 2009

La linea della morte


Eccomi, qui in ritardo come al solito. Se non faccio le cose all'ultimo giorno non sono contenta..
E' la prima volta che scrivo in un blog e non sono proprio sicura di cosa e come scrivere, ma ci provero' lo stesso e abbiate pazienza.
In realta' all'inizio, scorrendo il blog e leggendo cosa hanno scritto le altre, pensavo "ecco questo l'ha gia' scritto lei, e volevo scriverlo io. E io adesso che scrivo?", e mentro mi scervellavo su quale potesse essere l'argomento del mio post, ecco che e' arrivata la "Deadline", la linea della morte..
e quindi per due settimane il blog e' sparito dalla mia mente, per tornare oggi, a deadline scaduta..
E quindi, perche' non parlare delle Deadlines??? che costellano la vita di ogni astronomo.. in realta' penso di ogni lavoratore/lavoratrice, il che significa che la professione astronomica in realta' non e' molto diversa da tanti altri lavori, pero'.. vuoi mettere che figo dire che sei un'astronoma?

Ecco quello che di solito mi succede: ti viene data una scadenza, puo' essere la presentazione di un proposal, la sottomissione (che brutta parola..., ma al momento non mi viene l'equivalente giusto in italiano) di un articolo, finire di analizzare i dati, fare qualche test.. tipico esempio un mese... e ti chiedono "ce la fai?" beh, non puoi rispondere no, perche' ce la devi fare, e poi ti fai due conti e ti sembra ragionevole, in fondo un mese e' un sacco di tempo e non e' che devi trovare la nuova teoria della relativita'. E dici "ma certo che ce la faccio!"

Memore dell'ultima volta, in cui ti sei trovata a fare le cose all'ultimo momento, pensi "stavolta mi prendo in anticipo, basta nottate in bianco!", ti ci metti subito di buona lena, al punto che ti manca proprio poco per finire e manca ancora un sacco di tempo, due settimane. Stavolta ce l'hai fatta. In realta', cosa succede? ti tranquillizzi e ti rilassi.. e vuoi mica finire in anticipo? che se il capo vede che ci metti meta' tempo, poi la prossima volta la scadenza sara' piu' breve.. e ti metti a fare altre cose, magari arriva l'estate e l'orario di lavoro si accorcia.. perche' fuori c'e' il sole, fa caldo, potresti fare una passeggiata, andare a bere una birra con gli amici. Tanto per finire ti ci vogliono un paio d'ore.. e nel frattempo il tempo passa.. siamo a -3 giorni dalla scadenza (tipicamente con il weekend in mezzo) e ti rendi conto che devi finire. Vabbe', finiamo questa cosa e non ci pensiamo piu'.. e li' comincia il dramma.. ti accorgi di avere sbagliato, devi rifare tutto, o se non tutto almeno una parte. Ma ce la puoi ancora fare, sai gia' qual e' l'errore da correggere, in fondo l'hai gia' fatto no? hai ancora 3 giorni e c'e' comunque il weekend se proprio non riesci a finire per venerdi'. Ma vuoi finire per venerdi', perche' cosi' poi sabato puoi andare a fare shopping, domenica puoi andare al mare, e ti puoi rilassare finalmente.

Per qualche strano motivo, succede sempre invece, che non ce la si fa a finire per venerdi'.. mai! vabbe', ci sono ancora sabato e domenica, rinunciare allo shopping o al mare? hai assolutamente bisogno di fare la spesa perche' il frigo piange, quindi sabato mattina vai in fretta al supermercato, pigli quello che ti capita per sopravvivere e torni a casa, perche' c'hai comunque il wireless e puoi lavorare anche da li', e comunque e' sempre sabato, ed e' proprio triste andare in ufficio anche di sabato, non c'e' nessuno, son tutti in giro a divertirsi e tu povera sfigata sei a lavorare. Almeno da casa, ti sembra di essere un pochino in vacanza.. E ovviamente non riesci a finire per sabato, passi la serata a lavorare, perche' vuoi assolutamente andare fuori la domenica, a costo di passare la notte in bianco.. alle 4 di notte, crolli a letto, con il portatile in grembo e non hai ancora finito.. vabbe', niente mare.. ma finirai sicuramente domenica.
Domenica ti alzi, dovresti fare la doccia e lavare i capelli, ma non ne hai voglia ne' tempo, tanto starai in casa tutto il giorno.. e ti rimetti a lavorare sperando di finire nel primo pomeriggio, cosa che ovviamente non succede. E di nuovo con il laptop sulle gambe (ecco perche' ti stanno venendo le vene varicose..) fino alle 4, quando finalmente.. hai finito! Ce l'hai fatta..
Il lunedi' vai in ufficio, hai avuto solo il tempo di una brevissima doccia (capelli no, perche' ci vuole troppo tempo per asciugarli, quindi sono tirati su con mollette e mollettoni e fai finta che in realta' ti sei messa il gel), con delle borse sotto gli occhi che se fossero piene sfameresti l'africa.. e il tuo capo ti chiede "passato un buon weekend?" al che, svieni..
ecco perche' sono chiamate Deadlines...
ma cio' nonostante sei contenta e fiera di avercela fatta di nuovo.. adesso puoi non fare niente e cazzeggiare un po' fino alla prossima deadline..

Giorgia Busso

domenica 28 giugno 2009

Astronomia....che passione!


Il breve titolo che ho scritto non è stato scelto a caso...e sì....questo perchè, prima di una professione, per me l'astronomia è una passione. E lo è stata da quando ne ho memoria. Non riesco a ricordare un'età in cui non abbia ammirato il cielo.

Ricordo perfettamente il giorno in cui costrinsi i miei genitori ad uscire di casa ed andare ad ammirare la cometa di Halley...ero piccola, ma lo ricordo ancora....così come tutte le volte in cui ho puntato la sveglia per alzarmi nel cuore della notte e guardare anche una seppur piccola falce di Luna adombrata durante una eclisse....e potrei continuare all'infinito.

Per questi motivi, sono stata da sempre definita, un pò come Giusi Micela, la "strana della famiglia"...con il titolo finale "appioppatomi" da mio fratello di "scienziata pazza"..., ma non posso farci nulla....prima di tutto per me l'astronomia è ed è stata sempre una passione....passione per il piacere e la voglia di sorprendersi sempre.

Per queste ragioni non ritengo ci siano differenze tra uomini e donne. Come hanno scritto prima Paolo Esposito e poi Elvira Covino, è vero....non si conosce a-priori l'autore o l'autrice di uno scritto....io spesso ho sbagliato...scambiando un uomo con una donna o viceversa...e chissà quante volte qualcuno non l'ha fatto con me! Magari mi hanno dato del Kevin, o del Karim, o dell'altro! Questo perchè studiare e "fare" astronomia non ha sesso nè età...ci si ritrova tutti in giro per il mondo a condividere la propria passione a qualsiasi età, chi per un congresso, chi per una "fellow" o altro, chi per una collaborazione, chi per osservazioni...tutti accomunati, come ha sottolineato Elvira, da un unico "filo conduttore" e, non meno importante, da una valigia sempre pronta!!!

Ormai si è diventati bravissimi a preparare una valigia in tempo record di 5-6 minuti e solo un'ora prima di prendere un mezzo per giungere in aeroporto o in stazione! Poi però, quando arrivi a destinazione e ti confronti con altre culture, altri mondi, altre abitudini,....altra Natura, che sia un insetto greco stranissimo o una pianta arida della Sierra Nevada o una tarantola cilena....bè, è lì che ricevi una spinta così veemente da farti ricaricare in un solo istante dal viaggio anche impervio che hai avuto e da farti gettare alle spalle tutti i problemi che la vita ovviamente ti riserva.

Katia Biazzo

mercoledì 24 giugno 2009

Astronome e astronomi in erba ?



Quest’anno ho partecipato per la prima volta alle Olimpiadi di Astronomia. Come membro della giuria nazionale, perche’ l’eta’ non mi consente, ormai da tempo, di parteciparvi come ‘giovane atleta’ ! In più, nemmeno all’età giusta (dai 14 ai 17 anni) avrei partecipato, perchè ero sì interessata alle materie scientifiche, ma l’astrofisica non aveva ancora preso il sopravvento, e mi dibattevo tra lo studio del corpo umano, e in genere degli esseri viventi, e quello della Terra e dei vulcani. L’astrofisica è arrivata dopo, all’università, come per molte altre astronome, come ho avuto modo di leggere su questo blog.

Ma torniamo a noi, o meglio a loro: le astronome e gli astronomi in erba.

Lo scenario è Capodimonte in un bel fine-settimana di metà maggio. L’atmosfera è carica di tensione: si selezionano gli ‘atleti’ per la ‘squadra nazionale italiana’, che parteciperà alle Olimpiadi Internazionali a Hangzhou, in Cina dal 8 al 16 Novembre 2009 !
Un’occasione importante che riempie di orgoglio i genitori, accorsi in qualità di accompagnatori infaticabili, alcuni, infatti, hanno affrontato in macchina un lungo viaggio, con partenza da Trieste, da Bari, da Cuneo, da Raggio Calabria. Sono armati di fotocamera e del miglior consiglio possibile, che è poi il motto del Barone di Coubertin, Pierre de Frédy: L'importante è partecipare.

Ed eccoli, i protagonisti, 30 ragazzi tra i 14 e 17 anni, che non pensano solo a diventar veline o calciatori, ma hanno anche altri interessi e passioni. E poi, in fondo, una cosa potrebbe non escludere l’altra. Si cimentano in una gara impegnativa: si va dalle seriose leggi di Keplero, agli abitanti del pianetino Autovelox IV, che amano gareggiare in velocità con veicoli sportivi ultra-sicuri, o ai viaggi avventurosi su astronavi tecnologicamente avanzate per esplorare il sistema solare.

Insomma, esercizi non banali, che misurano la conoscenza della materia, la curiosità e la capacità di essere futuri ricercatori, ma anche futuri curiosi del mondo e dell’Universo, indipendentemente dalla strada e dal mestiere che sceglieranno di fare da adulti.

A prova finita, inizia l’arduo e faticoso compito della giuria: valutare con scientifica precisione (perché la gara è comunque una cosa seria) il lavoro fatto da ciascun partecipante e dare un inevitabile voto, allo scopo di formare la squadra nazionale di non più di 5 ragazzi. Un compito arduo, perché è tanta la sorpresa (mia, giudice in erba, questo sì) per la competenza, la determinazione e la fantasia messe in campo da ciascuno per risolvere i problemi. Abbiamo fatto notte, con gli altri giurati, per correggere con attenzione gli esercizi e non trascurare nessun particolare, nessun sforzo da parte degli ‘atleti’ volto alla soluzione.

Alla fine solo 5 andranno a Hangzhou, il numero massimo di atleti per nazione. Per gli altri rimarrà l’entusiamo di aver vissuto una bella esperienza, aver conosciuto persone nuove, aver visitato una città magnifica e, forse, il desiderio di riprovarci l’anno prossimo: IN BOCCA AL LUPO !

Gabriella

Dal sito italiano delle Olimpiadi di Astronomia:

“Con il pretesto della competizione, le Olimpiadi di astronomia offrono agli studenti delle scuole italiane un'occasione di incontro con i ricercatori e di confronto con altri ragazzi, la possibilità di coltivare l’interesse e la passione per l’astronomia e uno scenario scientifico di ampio respiro, nell'assoluto rispetto delle loro qualità morali e cognitive. “
http://www.ts.astro.it/olimpiadi/index.html
(sito italiano)
http://www.issp.ac.ru/iao/
(sito internazionale)

(Picture: credits to NASA and STScI).

sabato 20 giugno 2009

Una notte, mio padre e Cassiopea


La mia storia ha inizio moltissimi anni fa, quando ero ancora la dolce bimba di mio papà. E' indimenticabile per me una passaggiata con mio padre in una sera invernale, quando, tornando dalla chiesa, ci siamo fermati in una strada più buia e lui mi ha insegnato a riconoscere la costellazione di Cassiopea. Lo so che può apparire lezioso, ma è andata proprio così. Penso che ogni ragazzina dovrebbe essere amata dal proprio padre di un amore che permetta di crescere e realizzare i propri sogni. Grazie a Dio, e a mio padre, io sono stata amata e con il suo insostituibile aiuto e supporto sono diventata quello che sono.
Così, molto presto nella mia infanzia, io avevo già deciso che sarei diventata un astronoma. Al secondo posto tra le mie aspirazioni era diventare "spazzina", forse perchè ero una bimba estremamente ordinata, ma i miei genitori mi fecero lasciar perdere questa idea, fortunatamente.
Adesso, dopo molti anni di lavoro e di studio, mi sento ancora in cammino. Nè dopo la laurea all'Università, nè dopo il dottorato, nè adesso, mentre lavoro con il gruppo del Laboratorio di Astrofisica Sperimentale a Catania, riesco a considerarmi come un'astronoma. Ma cerco di esserlo. Ho ricevuto cose così meravigliose nella mia vita - mio padre, il mio cervello, i miei occhi .... non mi piace parlare di me stessa. E questo testo non dovrebbe parlare di me. Dovrebbe invece essere un occasione per fare il punto, una breve riflessione, sul fatto che ..... in alcuni momenti, provo meraviglia esattamente come quella prima notte. Ecco il motivo per il quale sento che val la pena proseguire.
Zuzana Kanuchova

L'immagine è tratta dal libro di Camille Flammarion’s (1888), L’atmosphère: météorologie populaire

ZK è nata nella Repubblica Slovacca e lavora in Italia dallo scorso autunno. Comincia a parlare italiano, ma il suo post è scritto in lingua inglese. Eccovi l'originale:

My story has begun many many years ago, when I was a sweet daddys' little girl. I cannot forget one winter evening walk with my father, coming back from the church, when we stopped in one darker street and he teached me to find Cassiopeia constellation. I know that this sounds like a pretty fake, but it was really so. I think that girls should be loved by their fathers. They should be loved so as they could grow up and fulfil their dreams. Thanks to God and my father I was loved and with his uncoverable help and support I became the one who I am.
So, very soon in my childhood I decided to become an astronomer. The second possibility was to be a street-sweeper, because I was so tidiness loving kid, however my parents have talked me out of this idea - luckily.
Now, after many years of work and study I am still on the way. Neither after graduation at university, not even after PhD. study, nor now, working with the group of the Laboratory of Experimental Astrophysics in Catania I consider myself as an astronomer. But I try to be. I was given so many wonderful things in my life - my father, my brain, my eyes ... I don't like to speak about myself. And, this shouldn't be about me. This should be just short stop-off, short reflection, that ... in some moments, I am amazed as I was that winter night. That's why I still keep on.

lunedì 15 giugno 2009

Un'astronoma all'ESA


Dopo aver consegutio il dottorato in astrofisica a Catania, ho lavorato per circa due anni in Italia presso l'INAF (Catania e Napoli) e da circa un anno sono una "research fellow" ad ESTEC, la sede olandese dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Il mio filone di ricerca consiste nello studio di stelle giovani e della materia (polvere e gas) che le circonda. Tale studio è di particolare importanza in astrofisica, poiché la formazione dei pianeti è legata all'evoluzione della materia circumstellare. In altre parole, per capire come il nostro sistema solare si è formato, ci si serve di stelle giovani in cui la formazione di sistemi planetari deve ancora avvenire o è in corso. Il mio approccio verso questo tipo di studi è prettamente osservativo. Lavoro con dati dei telescopi cileni dello Europena Southern Observatory (ESO, Chile), dell'Hubble Space Telescope e dei telescopi spaziali Spitzer ed Herschel (nel prossimo futuro).

L'Agenzia Spaziale Europea è un ambiente lavorativo alquanto peculiare per un astronomo, poiché offre i vantaggi di un buon istituto di ricerca (il Dipartimento di Ricerca e Supporto Scientifico, ESA-RSSD) collocato però all'interno di una grande azienda (l'ESA conta circa 5000 dipendenti). Dati gli obbiettivi principali dell'ESA (l'esplorazione spaziale, voli umani nello spazio, telecomunicazioni e navigazione satellitare, etc), essa comprende svariati settori di carattere ingegneristico, informatico, amministrativo, etc. Proprio questa varietà di competenze fa si che l'ESA sia un continuo pullulare di idee, progetti, persone sempre nuove e con formazione differente. Per un astronomo questo è un ambiente sicuramente stimolante, che permette di crescere nella propria professione di ricercatore ma anche di allargare le proprie conoscenze e competenze ad aspetti più tecnici. Ciò arricchisce, dal mio punto di vista, la formazione professionale di un astronomo. A ciò si aggiunge il fatto che i rapporti di lavoro all'interno dell'ESA sono molto cordiali, il confronto con gli altri sano e costrittuvo. Ci si sente sempre in gara per fare meglio ma è un percorso di gruppo, non individuale; ci si sente parte di una grande "macchina" pur conservando la coscienza del proprio specifico ruolo.

Ovviamente a tutto ciò va aggiunto il fatto che l'ESA è un ente internazionale per cui tale è il suo personale. Camminando per i lughi corridoi all'ora di pranzo, si ha la possibilità di sentire parlare almeno una decine di lingue: inglese, francese, spagnolo, italiano, portoghese, olandese e tedesco sono solo le lingue più comuni, ma se si è fortunati anche greco, polacco, ceco, finlandese, norvegese ed anche russo, poiché da qualche anno l'ESA offre la possibilità di contratti a termine anche per cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione Europea. Alla varietà linguistica e quindi culturale, si aggiunge poi la varietà generazionale. Assime allo staff permanente, l'ESA pullula infatti di giovani tra i 20 ed i 30 anni, i quali svolgono presso l'agenzia la propria tesi di Laurea (stageers), un periodo di formazione post-laurea di circa un anno (young trainees) o il post-dottorato (research fellows), come nel mio caso. Per amalgamare questa varietà di lingue, culture e stili di vita differenti, l'ESA offre ai suoi dipendenti corsi di lingua (Inglese, Francese ed Olandese) e di formazione professionale (corsi di programmazione, aggiornamenti, seminari, meetings e conferenze, etc) ma anche attività di ricreazione (attività sportive, lettura, musica, cinema,etc). Non si ha un'idea completa di ESA-ESTEC senza aver visto ESCAPE, il regno dell'attività di ricreazione !!!!
Loredana Spezzi

venerdì 12 giugno 2009

Giovani astronome: dall' Iran all' Europa


Ho provato molte volte a ricordare quale fosse nella mia mente di adolescente la relazione tra l'astronomia e il senso della vita. Ma non ci riesco! La sola cosa che ricordo è che a quel tempo pensavo che avrei scoperto il mistero della vita se avessi compreso come funziona il cosmo! Forse ero influenzata dalla credenza che il paradiso sia in cielo! E sognavo di trovarlo nella scienza!

Tutti i miei sogni di svelare la Creazione con la scienza svanirono al secondo anno di Fisica all'Università, studiando la meccanica quantistica: ho imparato che ci sono molte incertezze nella fisica e nell'astronomia. Da allora ho continuato in miei studi di astronomia con un altro punto di vista.

Oggi l'astronomia mi permette di realizzare uno dei miei sogni più importanti, un sogno che è nato durante l'infanzia. Un anno e mezzo prima che io nascessi, il mio paese è entrato in guerra e tutta la mia infanzia è passata sotto la dura pressione della guerra. A quel tempo, avevamo due canali televisivi, che trasmettevano entrambi un’ora al giorno di programmi per bambini. Tutti i cartoni animati proponevano situazioni molto più dure di quanto vivevamo nella realtà, per lo più storie di bambini la cui madre moriva, oppure andava a servizio in altre case, o partiva alla ricerca del padre. Non so come questi cartoni potessero essere scelti! Però c'erano anche due altri programmi che amavo con tutto il cuore. Uno di questi parlava di un nonno Inuit che narrava storie al suo nipotino (non era un cartone!), della costruzione del loro territorio, della caccia e della navigazione. Meraviglioso! L’altro era un cartone su Marco Polo. Ho ancora ricordi chiarissimi di una bambina di 4 o 5 anni che guardava la TV affascinata e con il batticuore e aveva il pensiero fisso dei viaggi! La mia passione era Venezia, la città sull’acqua!! Come faceva a esistere? Mi chiedevo spesso come sarebbe stato vivere a Venezia. Pensavo a mio padre che avrebbe preso una barca al posto della macchina la mattina per andare al lavoro, e immaginavo mia madre aprire la porta e lavare i piatti nella strada che è un fiume!

Un’immaginazione vispa e i sogni di un futuro pieno di viaggi hanno reso la mia infanzia felice e i miei giorni gioiosi, nonostante la guerra e tutti i suoi effetti dolorosi e incredibili che hanno afflitto le nostre vite e il nostro paese per molti anni, persino adesso. E ora viaggio per congressi, seminari etc. grazie all’astronomia. Finalmente un giorno potrò visitare Venezia e magari gli Inuit! Chi lo sa cosa accadrà domani?

Per me, l’astronomia è il punto di convergenza delle mie più profonde aspirazioni.

Nakisa Nooraee

NN è nata in Iran dove si è laureata in astronomia. Oggi sta svolgendo un dottorato di ricerca in astronomia presso il "Dublin Institute for Advanced Studies"

Original text

"I have tried many times to remember what the relation between astronomy and myth of life and creation was in my mind, as a teenager. But I can’t! The only thing I remember is I thought I would discover the mystery of life if I can understand the reality of cosmos! Maybe I was influenced with historic idea that heavens are in the sky, and I dreamed to find them in science!

All of my dreams about disclosing the Creation by science vanished when I was a physic's student on second year of bachelor, while learning quantum mechanics. I found out there are many uncertainties in physics and especially in astronomy.

Today astronomy serves one of my biggest dreams, a dream from childhood. One and half year before my birth, war had started in my country and all of childhood was under hard pressure of war. On that time, we had 2 channels on TV, each of them had one hour per day program for children. All of the cartoons portrayed a worse situation than we have had on those days, most of them were the story of a child whose mother died recently or has to work as servant in other's home or has to go and find father!! I don't know really how those cartoons had been chosen so wisely!!! But there were two different programs I loved them (heartily). One of them was an Inuit grandfather who tells story for his grandson (It wasn't cartoon), he narrates about building the Inupiat, hunting and boating! Complete amazing! The other was a carton about Marco Polo. I have still clear strong memories of a 4 or 5 years old girl, gazing on TV, with charming beating heart who thinks madly about travelling! My passion was Venice, the city on water!! How does it exist? The question, which was repeated many times for me, I imagine how living in Venice would be? I thought my father every morning needs boat to go work instead of car and my mother can open our home's door and wash dishes in street, which is a river! Funny imaginations and dreaming for future life, full of travels around the world has mad my childhood happy and cheerful days, against war and all of painful and unbelievable destructive effects which have affected our lives and our country for many years, even now. And now, I travel for workshops, seminars etc for astronomy. Hopefully one day visit Venice or ambitiously, Inuit! How knows what happens tomorrow?

For me, astronomy is conjunction point of my inquisitive soul's dreams."

lunedì 8 giugno 2009

"Ma quindi tu studi le stelle?"...


Leggendo i vari post in questo blog mi sono accorta che quasi tutte avevano inserito citazioni o riportato tipiche reazioni della gente alla notizia della loro professione, così ho pensato di cominciare proprio con una delle più comuni... Si perché una volta superate le prime questioni "fai l'oroscopo?" o "ma allora lavori di notte?" (che rimane sempre la mia preferita perché offre lo spunto per innumerevoli risposte sarcastiche) è lì che si va a parare, direttamente alle stelle. Lavoro nel campo dell'ottica adattiva da poco più di un anno, cioè da quando mi sono laureata qui a Padova. Per me le stelle più piccole sono, meglio è, in un certo senso!  Il nostro è un gruppo di tecnologi (nel senso lato del termine), quelli a cui si vanno a chiedere i consigli sulle questioni più strane, perché se è vero che la gente comune non ha chiaro di cosa si occupi un astronomo, non è che tutti gli astronomi teorici abbiano chiaro il compito e le competenze di chi lavora nel campo tecnologico... e trovo questa cosa molto divertente, fra l'altro!  
L'astronomia non era la mia passione da bambina, non volevo fare l'astronauta e non sono mai stata astrofila, la scelta del corso di studi da intraprendere è stata del tutto casuale e anche la strada che ho intrapreso adesso è stata frutto di una decisione "di getto", quindi non posso dire di aver realizzato il sogno di una vita, tuttavia mai nella vita avrei pensato che un lavoro potesse essere tanto stimolante.  
Ho la fortuna di far parte di un gruppo che partecipa alla realizzazione, a partire dal disegno ottico fino all'allineamento finale e alla prima luce, di strumenti che vengono montati ai più grandi telescopi del mondo...per me, che ho ancora 25 anni, questo è un onore indescrivibile! E non posso negare che sia una grande fortuna, perché non capita a tutti di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Ciò che mi ha colpita maggiormente è l'interazione continua con colleghi di ogni parte del mondo, forse per molte di voi ormai è naturale, ma passare direttamente dall'ambiente chiuso del corso di laurea alle collaborazioni più varie è stato del tutto inaspettato!   
L'ambito tecnologico, poi, si presta particolarmente a questa collaborazione, si può dire che sia quasi forzata in un certo senso. Questo perché progetti di una certa entità sono estremamente complessi e non possono essere il frutto di un'unica mente, ma richiedono gli sforzi di molti individui che mettono a disposizione del progetto le loro diverse competenze ed esperienze, per conseguire un fine comune, proprio come in una squadra... Sono 14 anni che pratico uno sport di squadra che è la mia passione e vi posso garantire che le analogie sono molte e la similitudine è incredibile! Forse è questo che più mi piace, più dei viaggi, più del vero piacere della scoperta...io ADORO stare in una squadra! ...e adoro ciò che mi impegna mentalmente e che mi porta a rivedere quelli che possono essere i miei limiti e le mie chiusure mentali.  
Il risultato è una realtà nella quale collaborano persone con capacità e conoscenze diverse (ottici, astronomi, ingegneri meccanici ed informatici, ecc...) e in cui esiste un continuo scambio di opinioni ed esperienze, che avviene a distanza, giornalmente, o di persona, periodicamente. Ma la cosa più toccante (addirittura!) è che ogni persona ha la possibilità di dire la sua, magari sbagliando per inesperienza o ingenuità, ma è raro che un'idea, quale che sia la sua origine, venga scartata a priori.  
Forse con il passare del tempo questo entusiasmo passerà perché ci farò l'abitudine o perché prima o poi potrà capitarmi anche qualche esperienza meno piacevole, ma spero che ciò che conterà non sarà mai solo vincere, ma continuare a partecipare mettendoci sempre tutta me stessa.  
Valentina Viotto

sabato 6 giugno 2009

Semplicemente un'astronoma del Sud


Oggi è un giorno come un altro, per molti… eppure per me è il giorno in cui ho scelto di scrivere il mio pezzo su questo blog. Avrei potuto scegliere un giorno qualsiasi, ma oggi il mio “vita da astronoma” sarebbe stato differente.
Io credo a causa di questo fine settimana di elezioni: questa eccitazione che respiro passeggiando per il mio paese mi fa tornare alla mente il perché lo ho abbandonato sedici anni fa, ma anche riflettere sulle motivazioni per le quali ci sono ancora oggi “ossessivamente” legata.
Sono partita per studiare Astronomia a Bologna, penso, ma avrei potuto scegliere qualunque altro corso di laurea, purchè lontano da qui! E’ che il professore di scienze del liceo ci aveva fatti appassionare all’astronomia, ma il fatto che fosse l’unica altra facoltà (insieme al DAMS) non presente all’Università Federico II di Napoli, la rendeva ancora più affascinante!
Sono scappata allora, da chi mi guardava “strano” per le collane africane che amavo tanto, o per i cappelli colorati che mi davano tanta sicurezza; dai giudizi dei perbenisti che <<oddio! lei e altre due sole donne in un bar frequentato principalmente da uomini>>; da...
Oggi i tempi sono cambiati: i bar del mio paese sono aumentati esponenzialmente, come le ragazze che li frequentano, e io rivedo le motivazioni della mia fuga.
Ho raggiunto la consapevolezza di essere scappata dalla morte delle ideologie che mi viene sbattuta in faccia ogni volta che arrivano le elezioni comunali... una morte che ha travolto anche i miei “compagni” più cari! Dalla politica corrotta e mafiosa, dalla malavita imperante in questa terra di Gomorra, dall’abbrutimento delle nuove generazioni, dal veleno che iniettano tutti i giorni nell’aria della “terra dei fuochi”, dai terreni violentati da decenni di rifiuti tossici, dall’accettazione sottomessa di un popolo da sempre sotto ricatto… in questa mia povera Terra di Lavoro.
Eppure io questa Terra la adoro, e me ne rendo conto dalla rabbia assordante che provo quando una discarica abusiva di pneumatici brucia per giorni, e senti tua madre al telefono che ti dice <<… non riusciamo a respirare...>>. Come una disperata scrivo un articolo e cerco di diffondere la notizia non solo tra la gente che “la respira”, ma soprattutto fuori… perchè non ne sentirete mai parlare dai mezzi di informazione di massa.
Par contre... cerco tutto il bello che ancora esiste in questi luoghi: nei canti degli anziani, nei balli intorno ai fuochi di sant’Antonio, nelle tammorre e castagnette che suonano per ore ed ore nelle ronde, le sole ronde buone che esistano! Le ronde di musicanti suonano instancabili nelle nostre feste popolari, mentre giovani e vecchi si danza insieme, e qualunque distanza generazionale viene appiattita. Ricerco costantemente la semplicità e i rapporti umani autentici, qualità che ancora si trovano nel mio Sud.
Purtroppo il degrado è diventato strutturale, e più di tanto non ci si resiste qui, nella ex-Campania Felix.
Ma io non mi arrendo, continuo la mia ricerca, e scappo… ma nel verso opposto rispetto ad anni fà. Quando ho due giorni liberi mi rifugio in Salento, divenuta ormai la mia Terra di adozione, un Sud dove ha ancora senso parlare di “qualità della vita”.
Passeggio tra ulivi e terra rossa, mi immergo nelle acque azzurre della costa Idruntina, sorseggio il caffè in ghiaccio con latte di mandorla al bar senza tempo di Porto Badisco, contemplo per ore il paesaggio dagli scogli di Torre Sant’Emiliano, il luogo più bello del mondo, per me.
I miei amici salentini mi dicono <<… perché tu non ci vivi…>>.
Lontani dal Sud si impara ad amarlo, gli rispondo.

Ieri un amico mi ha detto di essere fiero di avere un’amica astronoma, che se ne vanta quando lo dice alla gente. Io un po’ mi rattristo, non per lui intendiamoci… ma chissà perché mi tornano alla mente le volte in cui rispondendo alla domanda <<... e tu che fai?>> mi pento immediatamente di aver detto la verità! ..ma perché non ho detto “shampista”!
Non sto qui ad elencare le miriadi di reazioni possibili dei miei interlocutori, ma vi assicuro che spesso mi son sentita un fenomeno da baraccone!
Io amo il mio lavoro, ho lottato e sudato tanto per diventare ricercatore a tempo indeterminato, ritengo che al momento non esista altro che io sappia fare, tanto da poterci vivere... ma per carità, sono una donna come tante altre!
Semplicemente, vorrei dire, un’astronoma del Sud, che lo ama in maniera viscerale e continuerà a lottare per la sua rinascita.

Melania Del Santo

mercoledì 27 maggio 2009

Saturno ed i suoi anelli, mia madre e le mie scelte


Ho trentasei anni e quando, appena diplomata, mi chiedevano come mai avessi deciso di iscrivermi al corso di laurea in Astronomia, ho sempre risposto che in considerazione del fatto che ‘da grande’ avrei voluto insegnare fisica, mi sarei potuta concedere questa stramberia. “Tanto – spiegavo a tutti – ai fini dell’insegnamento questa laurea è equiparata a quella in fisica”.
Messa così, la mia scelta non è mai stata contestata dai miei genitori. La domanda: “... e poi che lavoro farai?” aveva già una risposta e il cerchio si chiudeva. Appena laureata, dopo pochi mesi di insegnamento nella provincia bolognese, sono scappata dalle scuole, rifugiandomi a Roma, all'Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario.

Col tempo ho analizzato quindi meglio il perchè della scelta dei miei studi, trovando una risposta risposta dalle varie sfaccettature che contempla anche un aspetto più intimo. Non ne avevo mai parlato con nessuno prima, temendo che agli occhi degli altri sarebbe apparso come un criterio troppo poco significativo per giustificare una decisione così importante.
Finché non è successo qualcosa che mi ha costretta a rivedere le mie conclusioni...

Qualche domenica fa, insieme a mia madre, mi sono trovata per caso ad una mostra fotografica molto bella, allestita da un gruppo di astrofili.
Anche il posto era particolarmente suggestivo: il castello Svevo di Termoli, che si affaccia proprio sul mare e da dove si vede San Salvo (il paese in provincia di Chieti dove sono nata). Sulla terrazza che corre tutto intorno alla torre erano stati allestiti dei telescopi.
Mentre osservavamo le foto ho scoperto, con un certo sconcerto, che mia madre non aveva mai alzato gli occhi in una qualsiasi notte estiva per osservare la strisciata chiara della via Lattea, né aveva mai poggiato l’occhio su un oculare di un telescopio (confesso: non ne possiedo uno, non l’ho mai chiesto in regalo per un compleanno…). Così l’ho immediatamente accompagnata sulla terrazza e, nell’ordine, abbiamo visto insieme la Luna, la nebulosa di Orione ed infine Saturno.
Mia madre è rimasta letteralmente folgorata da questa visione, come è successo anche a me la prima volta che ho osservato Saturno ed i suoi anelli con un telescopio (ero già al terzo anno dell’Università). Non so perché, ma vedere ‘in presa diretta’ gli anelli di Saturno focalizzati a pochi centimetri dal proprio naso suscita una grande emozione e quasi incredulità … come se il nostro cervello non accettasse che quel puntino brillante in cielo possa avere una dimensione propria, più estesa ed addirittura diversa dalla perfetta e ‘incorruttibile’ forma sferica…
Ultimata la visita, siamo tornate a casa. Abbiamo cenato insieme chiacchierando di varie cose, ma non facendo mai riferimento alla mostra.

E’ stato poco prima di andare a dormire che mi son dovuta ricredere sul perché avessi scelto questa professione. Prima di metterci a letto mia madre mi ha fatto un discorso molto contorto, cosa che mi ha subito colpito perché lei, insegnante di scuola elementare oramai in pensione, ha sempre espresso il suo pensiero in maniera schematica.
Non ricordo esattamente le sue parole, il concetto comunque era il seguente: se lei avesse avuto la possibilità di osservare il cielo quando era più giovane, avrebbe di certo fatto i miei stessi studi. E quindi inconsciamente (“molto inconsciamente” come lei stessa ha ammesso) è stata proprio lei ad influenzare la mia scelta.
Così finalmente aveva trovato la spiegazione del perché avessi intrapreso questa professione, cosa che non aveva mai pienamente compreso.

Il buffo è (ed è il motivo per cui quella sera ho riso davvero tanto!) che io ero giunta alla conclusione di aver intrapreso tali studi perché rappresentavo la cosa più distante da mia madre! Qualcosa in cui lei (che ha sempre così profondamente, sebbene involontariamente, condizionato gran parte della mia vita, scandendone i tempi e le priorità) non poteva di certo ‘mettere bocca’. Ed invece… guarda un po’… anche in quel caso non era stato così!
Non fraintendetemi: sebbene abbiamo un rapporto… uhmm, come dire? abbastanza ‘articolato’, oltre a nutrire per lei un amore profondo, l’ho sempre ammirata come donna.

Anche lei si è trovata in qualche modo, fra gli anni settanta e ottanta, in un certo contesto sociale e geografico, ad essere una ‘pioniera’. A quel tempo nel nostro centro-sud il termine ‘pari opportunità’ era totalmente sconosciuto, e nell’immaginario maschile esistevano solo le femministe o le casalinghe. Mia madre invece non ha mai smesso di lavorare, neanche quando a distanza di due anni l’uno dall’altro, le sono arrivati quattro figli.
Non esce quasi mai per la strada da sola, poiché la cosa non è contemplata dall’educazione severissima impartitale da mia nonna. Tuttavia a settant’anni, mia madre sa usare internet molto meglio di me! Naviga in maniera disinvolta per trovare le ricette di piatti a lei sconosciuti, per cercare le definizioni impossibili della settimana enigmistica, per leggere gli ultimi avvenimenti sul sito del nostro paese, per comunicare con i figli che hanno trovato il lavoro e l’amore oltre i confini italiani.

Francesca Altieri

martedì 19 maggio 2009

Astronomia: speriamo che sia "neutra" ...



Mi piaceva l'idea di iniziare con la citazione di un titolo di film di un noto attore mio conterraneo, Massimo Troisi, indimenticabile per la sua originale e intelligente ironia. Ma poi, confesso, sono rimasta
nell'imbarazzo tra: "Il postino", "Scusate il ritardo" e "Non ci resta che piangere", che mi parevano tutti piu' o meno azzeccati ...
soprattutto per le molte perplessita' e lo scarso entusiamo manifestati, piu' o meno apertamente, da molte colleghe chiamate a contribuire a quest'iniziativa.

Nel leggere le esperienze raccontate in precedenza su questo blog da varie colleghe - alcune delle quali appena all'inizio della loro carriera - ho puntualmente avuto l'impressione di ritrovare qualcosa anche della mia.
E' come se vi sia un filo conduttore che accomuna gran parte delle nostre storie personali al di la', ovviamente, di condizioni al contorno che possono essere state anche abbastanza diverse.
Ed e', probabilmente, innanzitutto il fatto di possedere una certa predisposizione per gli studi scientifici, molta curiosita' verso il mondo naturale e i suoi fenomeni, e spesso un certo spirito di avventura ma anche, non possiamo dimenticarlo, che ci sia stata data l'opportunita' di coltivare fin da tenera eta' la passione per lo studio, fino all'incontro, piu' o meno fortuito, piu' o meno precoce, con "la Madre di tutte le Scienze", che ci faceva scegliere il cammino che ci portava a fare dell'Astronomia la nostra professione.

Ma a questo punto mi pare lecito porsi la domanda: c'e' forse qualche differenza nel percorso seguito da un nostro collega maschio?
Io mi immagino che la risposta sia no. In ogni caso, a questo proposito, sarebbe interessante ed opportuno sentire la voce di qualcuno di "professione astronomo"...
Per questo motivo, ho particolarmente apprezzato e condivido appieno quanto affermato in precedenza da Paolo Esposito, il quale sottolineava come, quando si legge un articolo scientifico (come, aggiungerei, una proposta per ottenere tempo di osservazione o la presentazione di un progetto di ricerca), non solo non ci si accorge se l'autore sia uomo o donna, ma la cosa e' per noi del tutto irrilevante.

Ho sempre avuto la convinzione (o forse illusione?) che il nostro Paese, almeno nel nostro ambito, fosse abbastanza avanti rispetto a molti altri paesi circa la "questione femminile" e che, pittosto, il vero problema risiedesse altrove e riguardasse il fatto che le opportunita' di crescita culturale e di avvicinamento al mondo della scienza dipendono in larga misura dal contesto sociale in cui un individuo si forma, e oggi, in maniera sempre piu' pressante, dalle scarse (o per lo piu' scadenti) prospettive di inserimento nel mondo del lavoro che la societa' attuale sembra in grado di offrire ai giovani.

E dunque, il mio timore e che il "bias iniziale" di dedicare un blog esclusivamente all'"universo femminile" venga percepito da molte come un segno di discriminazione che probabilmente non incoraggia una larga partecipazione.
Per contro, rilevo come almeno in Spagna vi sia anche un blog dedicato a: "Los Diarios Cosmicos" El blog de los astronomos profesionales, che, se non altro, riequilibra un po' le cose....

Elvira Covino


lunedì 11 maggio 2009

Astronome e astronomi

Sono un po' perplesso: "Professione Astronoma" lo leggo come "astronome donne". Non vedo le astronome come una specie: che differenza c'e' nel fare astronomia come uomo o come donna? Io non riesco certo a distinguere un articolo scientifico scritto da una donna da uno scritto da un uomo!

Per questo mi stupisce che il tema piu' ricorrente siano i piccoli pregiudizi in cui le astronome si imbattono spesso in quanto donne. Temo che il rischio sia quello di non distinguersi da altri forum e luoghi d'incontro sul web, che raccolgono persone che condividono situazioni piu' o meno contingenti: la pagina della classe del '77, quella di chi porta lo stesso nome, di chi ha un gemello, etc. Niente di male, certo; e' divertente conoscere chi fa una vita in qualche modo parallela alla tua, scoprire fino a che punto si spingono le esperienze comuni e dove tutto cambia, e magari sfogarsi di piccole frustrazioni con chi le comprende. Ma la dichiarazione d'intenti che campeggia nelle pagine di Professione Astronoma mi sembra molto piu' ambiziosa!

Non fraintendetemi: ha assolutamente ragione Marta quando dice che alcuni piccoli incidenti sono il sintomo di qualche cosa di piu' serio. Di gravissimo, anzi: in Italia c'e' un'ignoranza vergognosa. E l'arretratezza culturale si traduce in arretratezza sociale. Le donne sono tra le prime a pagare le conseguenze di cio', ma il problema riguarda qualunque ambito in cui considerazioni soggettive, pregiudizi, ignoranza, superstizioni e religioni precludano a qualcuno di poter svolgere un lavoro o di vivere come crede o di fare determinate scelte personali, dove portino ad ingiustizie, insomma. Ma proprio perche' il problema e' serio, e' bene metterlo nelle giuste prospettive e chiarire che c'entra poco con la professione di astronoma.

Forse sbaglio, o e' perche' la mia esperienza e' molto limitata (lavoro in questo campo da nemmeno cinque anni e sono sempre rimasto nello stesso posto, in cui puo' darsi che le cose funzionino meglio che altrove), o e' perche' sono problemi che non vivo sulla mia pelle, ma a me non sembra che si discrimini la donna nella scienza. Credo che il problema sia di "sostenere" la donna e la famiglia in generale (dall'impiegata alla scienziata alla ballerina), ad esempio che diventi la prassi anche per i mariti stare a casa coi bimbi piccoli, e cose del genere. Oltretutto, proprio il nostro mondo e' uno di quelli in cui i pregiudizi culturali sono meno radicati ed in cui per una donna i problemi pratici si gestiscono piu' facilmente. Penso ad esempio a mia cognata, che sta avendo una gravidanza difficile. Se fosse al mio posto sarebbe piu' facile per lei continuare il lavoro, grazie ad orari flessibili, alla possibilita' di fare tante cose da casa o di assentarsi per una visita senza tante formalita'. Lo stesso sara' quando mio nipote crescera'. Naturalmente, anche per mio fratello, se facesse il mio stesso lavoro, sarebbe piu' semplice starle accanto.

Paolo Esposito

giovedì 7 maggio 2009

Non ho mai sognato Einstein (grazie al cielo).

"La giovane Marta sogna Eintein". Cosi' titolava un articoletto comparso sulla pagina 'Giovani e Scuola' de La Repubblica di un paio di anni fa. Un articolo in cui si parlava di scienza, della scoperta che avevo fatto qualche anno prima (la prima doppia pulsar, laboratoro eccezionale per testare la relativita' generale; immodesta n.d.r.) nel corso della mia tesi di dottorato. La giornalista mi aveva fatto domande pertinenti, sul mio lavoro in generale, sulla scoperta in particolare, condendo poi il tutto con un pizzico di aneddotica, ma ci stava. Niente in confronto a quello che accadeva 40 anni fa a Jocelyn Bell, scopritrice, assieme al suo tutore di dottorato Anthony Hewish, delle pulsar: durante un incontro sulle donne nella scienza tenutosi a Torino poco piu' di un anno fa, Jocelyn Bell raccontava come, mentre a Hewish i giornalisti facevano domande sulla scienza, a lei veniva chiesto se fosse fidanzata, che taglia di reggiseno portasse... A lui han poi dato il Nobel per la scoperta della sua studentessa, mentre lei non e' nemmeno stata menzionata (e qui potremmo aprire una lunga parentesi sui nobel negati alle donne nella scienza, ma magari ne parliamo un'altra volta). I tempi sono cambiati, il maschilismo palese di allora non c'e' piu' o quando c'e' viene unanimemente, almeno a parole, condannato e deprecato. Purtroppo pero' mi capita di accorgermi, in alcune piccole cose, magari di poco conto, di una sorta di maschilismo nascosto, magari inconsapevole. Se dico "la cuoca", ad esempio, ai piu' viene in mente la grassa signora che ti da' la mestolata di sbobba alla mensa universitaria, mentre se dico "il cuoco" evoco immagini dello chef Vizzani nel suo ristorante di lusso. Se devo titolare un articolo su una scoperta scientifica posso scrivere "La giovane Marta sogna Einstein" ma mai mi verrebbe in mente di scrivere "Il giovane Mario sogna Einstein", sarebbe poco serio, poco professionale, diamine! Sono cose di poco conto, o di nessuno, ma forse sono sintomo di qualcosa di piu' serio.

Marta Burgay

(nella foto: io e Jocelyn Bell back-to-back ["skin-to-skin", come diceva la fotografa poco anglofona :-) ] dopo l'incontro Donne e Scienza a Torino)